Capitolo XII

Un amore maturo

In una laboriosa provincia lucchese si svolge la trama di questo romanzo breve, che vede in scena diversi personaggi protagonisti in diversi ruoli ma amalgamati in una comune ambientazione caratterizzata dagli stretti rapporti di affetto e dal lavoro. Le tematiche aziendali e della scuola ritornano qui come tipiche del vissuto di Aldo Carpineti, che non rinuncia a traghettare nei propri scritti esperienze attuali e passate della propria vita. Romanzo di costume anche questo informato alla quotidianità ed alle relazioni fra le persone, spesso complicate dalle vicende di questo o quell’altro personaggio ma redirette poi ad un lieto fine generale. Il mondo di oggi, le tensioni di chi lo vive nella varietà delle situazioni che offre pur nella tradizione di un’etica di fondo che non abbandona mai lo svilupparsi del racconto.

Aldo Carpineti

Aldo Carpineti
È nato a Genova il 12 ottobre 1949. Dopo la gioventù genovese, liceo Classico e laurea in Giurisprudenza ha fatto del cambiamento un modo di vivere; si è spostato per lunghi periodi nel Veneto e nelle Marche, tre anni a La Spezia, sedici in Toscana, per poi fare ritorno ogni volta alla vegia Zena. Prima sottotenente di vascello in Marina, poi funzionario aziendale nelle relazioni industriali, è stato anche manager di gruppi professionisti di musica classica, barocca, jazz. Ha pubblicato Stanzialità e Transumanze (2003) riflessioni in epigrammi su argomenti di varia natura, Finestre su Paesaggi Miei (2004) due racconti di cui il secondo è un noir, La casa con le vetrate (2006), Un amore Maturo (2012). Fra tutte le cose che fa abitualmente non c’è nulla che gradisca quanto sedersi al tavolino di un caffè o di un ristorante in compagnia della figlia Giulia.

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Set 28

Capitolo XII

Capitolo Dodicesimo

di Aldo Carpineti

capitolo xii

I giorni di Agata e Bertrand trascorrevano l’uno dopo l’altro in armonia e con soddisfazione malgrado gli alti e bassi nello stato d’animo di lui. Fra loro la conversazione si era fatta più leggera, di tanto in tanto si tornava sugli argomenti più dolorosi, ma senza che questi prendessero il sopravvento su uno scambio tutto sommato sereno.

Si vedevano a pranzo e a cena, sempre nel ristorante dell’hotel, dove era possibile consumare piatti un po’ più elaborati di quelli che Bert avrebbe potuto preparare in casa, e poi uscivano insieme a fare lunghi giri per la città che era ormai diventata per loro conosciuta nei particolari, almeno per quanto riguardava le strade principali e più frequentate. Quando Bertrand era in ufficio Agata visitava i dintorni utilizzando servizi di corriere piuttosto efficienti e poco costosi. Si era fatta ormai una idea particolareggiata dell’ambiente geografico e sociale in cui Bert stava trascorrendo i suoi giorni e ne era piuttosto soddisfatta, perché convinta che il suo uomo potesse starci, alla fine dei conti, non così male.

Fu più o meno a partire dal decimo giorno di soggiorno di Agata a Mizil che Bertrand cominciò a cambiare atteggiamento e a tornare su antiche argomentazioni. Per la verità, il temperamento di un uomo come lui, tra l’altro ormai di una certa età, difficilmente può cambiare nel volger di un paio di mesi. Con la sua donna non seppe né volle mostrarsi fino in fondo adagiato a quel suo pur non malvagio tran tran. Il suo vero spirito rispuntò fuori pian piano. L’aspetto più pernicioso di questa vita era che si sentiva un perdente, e non sapeva se gli sarebbe più stato concesso di tornare alle ambizioni di un tempo. “Tu lo sai – le disse – non so adattarmi facilmente ad una condizione mediocre e la mia speranza, nel profondo dell’animo, è ancora quella di rivivere i fasti di un tempo. Per questo, ancora più che per gli aspetti quotidiani, soffro la perdita della considerazione che tutti, in Italia, avevano per la mia posizione sociale. Certo non ho un gran bel carattere, tu mi conosci, e sai che difficilmente mi adatto ad un ruolo interlocutorio con la realtà e con la gente”.

Agata, che non aveva in cuor suo fatto troppo conto sulla trasformazione definitiva dell’uomo, lo prese per il suo verso: “Non dubitare, i tuoi amici in questo momento si danno da fare per un tuo rientro a Lucca: non devi perdere le speranze, le tue capacità ed i tuoi meriti verranno riconosciuti, nessuno da noi ti ha dimenticato, neanche fra le tue conoscenze in politica: parlando in termini pratici, in Italia puoi essere ancora utile a molti”.

Lui si buttò anche su antiche e non ancora sopite richieste: “Agata, che ne diresti se prendessimo un appartamentino qui? gli affitti sono bassi e potremmo stare bene insieme nell’attesa di rientrare in Italia”. La donna non seppe trattenere un’espressione di disagio: “Non tornare sull’argomento, Bert – rispose senza esitazioni - sai bene che dopo la mia esperienza matrimoniale preferisco non ripetere tentativi di convivenza. Non rinuncerei per nulla al mondo a far vita per conto mio; e poi c’è la scuola, ti prego non tornare sull’argomento…” “Va bene, non voglio certo litigare con te in questi pochi giorni che ci restano da stare insieme. Devono essere felici il più possibile, tu sola sai quanto ti voglia bene; se non mi avesse accompagnato il pensiero di te in questi due mesi non so cosa sarebbe stato di me”. “E allora non usciamo dai binari che in questi dieci giorni hanno fatto felici i nostri incontri, vediamo di giungere alla conclusione di questo dolcissimo periodo nel migliore dei modi; ti prego, Bert, non dimenticare gli aspetti del mio carattere, nel voler legittimamente affermare il tuo. Interpreta questo periodo come un riposo per te e per la tua adrenalina, secondo quanto tu stesso hai detto. A tempo opportuno potrai rientrare e ricominciare la vita che è sempre stata tua”.

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