Capitolo XIII

Un amore maturo

In una laboriosa provincia lucchese si svolge la trama di questo romanzo breve, che vede in scena diversi personaggi protagonisti in diversi ruoli ma amalgamati in una comune ambientazione caratterizzata dagli stretti rapporti di affetto e dal lavoro. Le tematiche aziendali e della scuola ritornano qui come tipiche del vissuto di Aldo Carpineti, che non rinuncia a traghettare nei propri scritti esperienze attuali e passate della propria vita. Romanzo di costume anche questo informato alla quotidianità ed alle relazioni fra le persone, spesso complicate dalle vicende di questo o quell’altro personaggio ma redirette poi ad un lieto fine generale. Il mondo di oggi, le tensioni di chi lo vive nella varietà delle situazioni che offre pur nella tradizione di un’etica di fondo che non abbandona mai lo svilupparsi del racconto.

Aldo Carpineti

Aldo Carpineti
È nato a Genova il 12 ottobre 1949. Dopo la gioventù genovese, liceo Classico e laurea in Giurisprudenza ha fatto del cambiamento un modo di vivere; si è spostato per lunghi periodi nel Veneto e nelle Marche, tre anni a La Spezia, sedici in Toscana, per poi fare ritorno ogni volta alla vegia Zena. Prima sottotenente di vascello in Marina, poi funzionario aziendale nelle relazioni industriali, è stato anche manager di gruppi professionisti di musica classica, barocca, jazz. Ha pubblicato Stanzialità e Transumanze (2003) riflessioni in epigrammi su argomenti di varia natura, Finestre su Paesaggi Miei (2004) due racconti di cui il secondo è un noir, La casa con le vetrate (2006), Un amore Maturo (2012). Fra tutte le cose che fa abitualmente non c’è nulla che gradisca quanto sedersi al tavolino di un caffè o di un ristorante in compagnia della figlia Giulia.

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Set 29

Capitolo XIII

Capitolo Tredicesimo

di Aldo Carpineti

capitolo xiii

I restanti giorni trascorsero senza scosse per Agata e Bertrand; questi fece attenzione a non urtare la sensibilità della compagna con richieste fuori luogo, affrontando l’idea dell’imminente distacco con dignità e senso di responsabilità.

Arrivarono al saluto in una mattinata grigia e densa del fumo delle fabbriche: l’atmosfera ed il clima erano quelli di una giornata di autunno anche se il calendario segnava ancora un’estate inoltrata. I due seppero essere sobri nelle loro manifestazioni di saluto all’aeroporto di Bucarest, pur non mancando la commossa richiesta di tornare il più presto possibile; Agata si imbarcò su un Airbus 310 della Transporturi Aeriene ROMane che la portò a Roma senza scali intermedi. In attesa del volo per Pisa, passò più di un’ora a Fiumicino con i propri pensieri, rivivendo tutti i momenti significativi dell’appena concluso soggiorno a Mizil.

Si chiedeva se, in realtà, sarebbe mai stato possibile riuscire a far rientrare Bert a Lucca, pur avendogli, a tu per tu, dato per sicuro l’impegno di tutti in questo senso; ma i suoi antichi amici si sarebbero ancora ricordati di lui e avrebbero realmente adoperato i propri buoni offici a suo favore? o lo avrebbero abbandonato al suo destino? pensare al suo uomo lontano da casa per almeno un decennio ancora, il tempo che lo separava dalla pensione, la turbava profondamente e cercava di figurarsi quale avrebbe potuto essere per l’immediato futuro il proprio comportamento migliore per alleviargli il disagio.

Si chiedeva anche se quello che provava per Bert fosse vero amore o soltanto una forma di affetto che la induceva, più che ad un atteggiamento direttamente attivo, ad una premura propensa a limitarne le sofferenze. Agata era stata profondamente innamorata ai primi tempi di un matrimonio senza figli che si era presto sfilacciato in incomprensioni e ripicche reciproche, concluso dopo soli due anni dalla celebrazione davanti all’autorità civile. Dalla separazione consensuale, seguita nei tempi più stretti dal divorzio, era ormai trascorso un quinquennio.

E così l’abitudine di vedere Bert le era sempre sembrata rispondere all’esigenza di godersi una compagnia piuttosto che di rivivere un amore travolgente e passionale; l’uomo aveva interpretato invece il loro rapporto diversamente, preso dal fascino di lei, donna intelligente ed elegante, illuminata da una bellezza sempre evidente malgrado gli anni le avessero disegnato sul volto l’espressione matura di chi ha già vissuto molto. Si erano conosciuti in casa di comuni amici a Firenze, durante un raduno di manager toscani e Bertrand, che ne era rimasto immediatamente colpito, aveva fatto leva sulla loro provenienza dalla medesima città per farle subito una corte serrata, e tuttavia garbata, cui Agata aveva ritenuto di non dire di no, colpita dall’autorevolezza di questo signore che trasportava nella vita di tutti i giorni il piglio non sgradevole né esageratamente pressante usato in azienda. Successivamente, una volta consolidatasi la relazione, l’atteggiamento di Bert, pur mantenendosi nei limiti di una dolcezza di fondo, aveva preso a palesare momenti in cui avanzava, senza mezzi termini, pretese quasi dispotiche di allineamento ai propri modi di vedere ed alle proprie abitudini di vita; ma lei, che disponeva di un carattere forte ed equilibrato era sempre riuscita a mantenere queste manifestazioni non sempre gradite nei limiti che le consentivano di conservare la propria autonomia di giudizio e di condotta.

Ora si chiedeva se questa circostanza sfortunata nella vita di lui non avesse finito per legarla in maniera più vincolante, proprio in ragione delle particolari esigenze che coinvolgevano Bert così marcatamente e che riconosceva non trascurabili per lei che più di qualche obbligo nei confronti di quell’uomo se lo sentiva.

Raggiunta Pisa dove aveva lasciata la macchina, in breve fece rientro a casa e dopo un pranzo sommario di piattini freddi recuperati al supermercato, si coricò per scaricare la tensione che aveva accumulato in quei quindici giorni in cui si era destreggiata, come meglio aveva potuto, a contatto con le delusioni, le paure, le nuove aspettative, i cambiamenti di umore, anche repentini, di Bertrand

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