Chiaroscuri nella realtà economica genovese dallo spiraglio Carige allo stop Terzo Valico

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Genova | non siamo legittimati ad un atteggiamento fatalista

Chiaroscuri nella realtà economica genovese
dallo spiraglio Carige allo stop Terzo Valico

Come si inserisce la realtà della magistratura vista alla luce della nuova legge che prevede sanzioni in caso di errori dei giudici e di conseguenza la possibilità di infiniti ricorsi; snellezza ed efficacia sono indispensabili

di Aldo Carpineti

Paolo Borsellino
Paolo Borsellino

Chiaroscuri nell’attualità e nel futuro di Genova. Se da una parte possiamo gioire per l’intervento di Malacalza che ha rilevato il 10, 5 per cento della Fondazione Carige, salvandola di fatto dopo le recenti disavventure di ordine giudiziario ed economico che ne avevano comportato il pesante declassamento, dall’altra ombre preoccupanti si addensano sulla gestione economica e relativa allo smaltimento dei rifiuti che fa capo ai lavori del Terzo Valico, attività sospettate di gravi infiltrazioni mafiose.

Una ripartenza da una parte ed uno stop dall’altra. Sarebbe troppo fatalista cavarsela dicendo che così vanno le cose del mondo. E se dunque ci è lecito rallegrarci per il successo dell’operazione Carige, non altrettanto lo è assopirci sul triste condizionamento che avvolge la realizzazione della grande opera destinata al trasporto ed alle comunicazioni tra Liguria e Piemonte.

Date queste premesse ed adattando il giudizio al caso concreto ci sembra di poter osservare che la recente legge sulla responsabilità della magistratura potrebbe prendere le fattezze di un intralcio ai chiarimenti delle complesse situazioni gestionali e amministrative bacate dal cancro mafioso. Orpelli alla snellezza ed alla rapidità dell’intervento giudiziario su queste realtà non possono considerarsi che negativamente. Qui sta tutto il limite della legge voluta dal governo che tende a disciplinare il procedere della magistratura ma può, di fatto, produrne l’impotenza, la scarsa efficacia, la intempestività. Con ricadute sulle concrete realizzazioni delle opere previste dai piani di sviluppo. Rimane comunque alla magistratura il potere finale, quello della dichiarazione di incostituzionalità.

Se poi vogliamo sostenere che anche la magistratura, in quanto casta intoccabile, rappresenta ormai un potere delegittimato, beh sarebbe assai difficile venire a capo della situazione istituzionale se non nel riconoscere la realtà intera come un gioco di prevalenze di mafia su mafia. Ma non vogliamo credere di essere ancora a questi punti.

Martedì 3 marzo 2015

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