Luigi Carpineti scrive riguardo alle tre classi, proletariato borghesia e nobiltà

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Genova | sulla lotta di classe

Luigi Carpineti scrive riguardo alle tre
classi, proletariato borghesia e nobiltà

La nobiltà è passiva la borghesia è attiva il proletariato entrambi

di Aldo Carpineti

Karl Marx
Karl Marx

Un errore di Marx?

Si è soliti indicare la concezione marxista come storia di lotta di classe, dove, in conclusione, sarebbe l’ultima classe, il proletariato, ad avere la meglio e vincere.

Ma siamo proprio sicuri che l’autore del Capitale avesse ragione? Il proletariato, segue storicamente, secondo la lezione marxiana, la borghesia, e questa la nobiltà. L’una è Araba Fenice dell’altra secondo una precisa Nemesi Storica tratta dal rovesciamento della dialettica Hegeliana.

La lezione della storia ci ha offerto una rivoluzione leninista, nel cosiddetto anello mancante della catena capitalistica: la Russia. Lenin ne è stato l’artefice e promotore di un nuovo sistema di economia, come la NEP, per poi vedere finire tragicamente la sua scelta nello stalinismo, nelle purghe, nella burocrazia di Stato e nei Gulag.

Dove cercare una vera rivoluzione proletaria? Dove il proletariato si è affermato come classe dirigente di una nazione? Il motivo negativo almeno in parte, forse sta in una diagnosi attenta dei caratteri delle tre classi.

La nobiltà è parassitaria e quindi passiva, la borghesia la rovescia ed è attiva economicamente e culturalmente; il proletariato si trova in una posizione a sua volta attiva e passiva, secondo la triade cara a Hegel e Marx: come potrebbe ottenere una dirigenza politica? Ne ha la forza? Quindi si propongono figure quasi misteriose, come l’Intellettuale Organico di Gramsci (ma cosa è esattamente?) Oppure come la Dittatura del Proletariato di Lenin, con tutti i suoi paradossi, quindi concludo: se la vera classe attiva della storia è la borghesia è logico che da qualche parte si attenda l’avvento di un nuovo proletariato, perché le classi marxiste non esistono più. E leggere in Thomas Piketty con il suo Il capitale nel XXI secolo una nuova concezione del capitalismo serve a trovare una diversa concezione delle categorie marxiane.

Che dire? Un ritorno a Ricardo e a A. Smith? Non direi.

Oggi c’è una storia del socialismo in Italia e in Europa e in altri paesi che va sottolineata e rispettata e apprezzata; una concezione riformista che va senza dubbi valorizzata.

In questo mio piccolo saggio ho soltanto voluto mettere l’accento su un conflitto che mi pare interno al Marxismo, nella problematica sintesi passività attività del proletariato; un conflitto che può far riflettere nella storia fino ai giorno nostri.

Mercoledì 19 aprile 2017

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