Una nota di Luigi Carpineti a proposito di un articolo filosofico di Giovanni Paoletti

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Una nota di Luigi Carpineti a proposito di
un articolo filosofico di Giovanni Paoletti

Tratto da Giornale Critico della Filosofia Italiana ed. Le Lettere Fi

di Luigi Carpineti

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CARPINETI LUIGI – Nota a G. Paoletti. Rileggere la filosofia del ‘800 francese

Questi problemi (pag. 447 - 552) si pongono analogamente oggi a chi si propone, come nel libro dal rigore esemplare di Remo Ragghianti, il non facile compito di riscoprire la storiografia francese del ‘800.

La tematica cousiniana, esposta dal Ragghianti, è stata da me toccata e valorizzata in Recensione di studi storici. Estratto dal Giornale Critico della Filosofia Italiana. Anno 56 – 58 fascicolo 11. Aprile - giugno 1967. Sansoni Ed. Firenze.

Il sottoscritto sottolinea, in proposito, come la avalutatività scientifica abbia una sua giustificazione ed una sua originale traduzione, in questo senso, nell’ordine ad un impegno di tensione operativa: ci sono limiti relativi alle oscurità, i momenti di crisi e di involuzione, ma essi sono superati; anch’essa possiede una sua originalità che va rispettata e proposta in autonomia di accenti.

Mi propongo di riflettere sui passi più significativi di quella storiografia francese ottocentesca e della teoria cousiniana.

E ancora, nel ritorno alle origini della storiografia francese del ‘800 le linee del lavoro storiografico di V. Cousin ( estratto dagli atti dell’Accademia Ligure di Scienze e Lettere vol 34° 1977 Genova.

L’eclettismo cousiniano si propone di riprodurre filosoficamente una perentorietà razionale, frutto insieme del connubio fra motivi gnostici ed illuministici (in parte); una perentorietà che, pur esprimendosi teoreticamente, si trascrive, con la stessa sicurezza, sul terreno dell’indagine storiografica (pag. 12)

Ora, è proprio a partire da lì che Maine De Biran fa da preludio al ‘800 francese.

Dallo spontaneo soggettivismo di Maine De Biran a Destutt De Tracy,  agli scozzesi Reid, Dugad Stewart, Hutcheson, Price, etc. gli influssi sia allargano successivamente agli idéologues; a Royer Collard e Laroniguère, i Doctrinaires; fino a Cabanis e Condorcet.

Al punto di caratterizzare da dove vengono criticati sistematicamente il sensismo ed il materialismo in nome di una più aperta sintesi spiritualistica.

Anche Platone compare nell’ottica cousiniana, con il suo Del Buono del Santo del Bello.

Anche la storia della filosofia, da Barni a Poret, a Machintosh, da Barthelemy – Sain Ilaire a F. Saisset, risente di ciò.

Non si dimentichi qui l’organizzazione scolastica da parte di Cousin della scuola francese.

Il sistema prefigura la superiorità delle classi alte rispetto alle medie e inferiori.

A Victor Cousin segue Felix Mollien de Ravaisson. Il suo carattere insieme prettamente romantico e storicistico dà vita ad una concezione molto significativa.

Nel suo scritto, insieme spirituale e cognitivo, lavora al concetto di abitudine secondo il quale la natura attraversa vasti stadi fissi e stabili, cui succedono sbalzi.

L’apporto di Ravaisson non è certo unico.

Riprendendo il suddetto E. Boutroux con il suo contingentismo, ne trae le conseguenze umane e naturali, secondo gli stadi della possibilità, che spezzano il mero meccanicismo necessitante.

Questo tema sfocia, infine, nell’Elan Vital di H. Bergson, dove la realtà è simile a una fantasmagoria di fuochi d’artificio che giungono fino ad una ncerta altezza per poi spegnersi.

E in ciò ce anche un accenno significativo dal concetto di Effort, sforzo, concetto non lontano dal Conatus di Locke.

Insomma l’opera del Ragghianti L’eclettismo francese fra Cousin e Bergson è ben ricco di temi significativi e merita di essere preso in considerazione e di messere sviluppato ulteriormente.

Venerdì 15 settembre 2017

© Riproduzione riservata

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