di Aldo Carpineti
Capitolo ventisettesimo
Proprio l'osservazione di questa abilità di Antonio convinse Mario ad organizzare un corso di due giorni per barman-aperitivieri. L'argomento era originale e di buon impatto commerciale. Non fu difficile trovare una società specializzata nei servizi alberghieri che accettasse l'incarico di effettuare il corso. Per l'occasione si radunarono otto allievi più Antonio che partecipava gratuitamente. Ci furono momenti di scuola tecnicoteorica, ma soprattutto tanta pratica, in modo da mettere i corsisti nella condizione di diventare subito operativi e, alla fine, il risultato fu giudicato dagli insegnanti e dagli stessi partecipanti più che soddisfacente: un paio di essi appresero la specializzazione partendo da nessuna esperienza; per altri, e Antonio fra questi, fu l'occasione per aggiungere alle loro conoscenze nuovi abbinamenti di liquori, e idee nel regolare le parti, perché la varietà delle combinazioni presentate dai relatori era stata davvero fantasiosa. Lo stesso Antonio ricevette dai responsabili del corso i complimenti per le capacità che aveva raggiunto come autodidatta.
Carlotta e Paolo crescevano approfittando favorevolmente dell'atmosfera che respiravano nell'ambiente di casa. E certamente anche in quello scolastico. Carlotta, ormai una giovinetta, frequentava le scuole medie e Paolo le stesse elementari dove Anna insegnava, ma in altra sezione. Non mancava mai, peraltro, dopo la scuola, la presenza di Ethel, con la sua attenzione discreta ma costante. Presso le medie di Carlotta si incentivava anche la pratica degli sport, per cui la ragazzina aveva cominciato a frequentare, a giorni alterni, la pallavolo e il nuoto, servendosi dello scuolabus messo a disposizione per gli spostamenti anche pomeridiani; alle medie l'orario scolastico prevedeva cinque ore di lezione, dalle otto alle tredici, e perciò dopo pranzo c'era agio di fare attività ricreative organizzate o libere. Paolo invece, alle elementari, rimaneva a scuola ogni giorno fino alle sedici; nei giorni festivi anch'egli aveva imparato a sciare dal babbo e così, le domeniche d'inverno, era tutto un gareggiare con Carlotta lassù sulle piste di Plan Checrouit sopra a Courmayeur, più alte dello Chetif. In quei giorni c'era soltanto il tempo per mangiare a mezzogiorno un paio di quelle profumatissime pizzette che sfornavano in un bar strategicamente posizionato a 2.000 metri alla convergenza delle partenze di due delle piste più prestigiose. Quel poco di carburante, un tè caldo e ben zuccherato e questi dieci minuti di sosta facevano dimenticare ogni fatica sia ai ragazzi sia a Mario che, quasi incredibilmente, tornavano subito dopo a buttarsi nella discesa come se si giocassero la camicia. Rendendosi conto che Carlotta aveva raggiunto nello sci capacità non comuni, Mario la iscrisse ad uno Sci Club locale, e la ragazzina, seguita regolarmente, perfezionò ancora la tecnica e lo stile, ed arrivò a partecipare ad un campionato italiano under 14 che si tenne al Sestrière. Poi preferì tornare a praticare lo sci soltanto come divertimento perché l‟ attività agonistica sarebbe diventata troppo impegnativa. Era stata per Carlotta, quella del Sestrière, la prima esperienza al di fuori dell‟ ambito della famiglia e della scuola e l‟ aprirsi a modi di fare e ritualità diverse dalle solite costituì per lei un‟ indubbia maturazione.
Martedì 9 febbraio 2021
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