di Chiara Boi
Frida Kahlo e Diego Rivera due antipodi, due personalità opposte e contrastanti che si sono amate, respinte e che alla fine hanno compensato, descritto una generazione di artisti del centro America.
Lei introiettata su sè stessa, protesa a narrare il suo dolore. Autoritratto, scatto perenne vortice di passione e di espressività: luna.
Diego proteso a descrivere un contesto sociale, quello messicano, in continuo evolversi; una assoluta necessità di presentare la condizione degli umili, del lavoro duro, delle ingiustizie: sole.
L’uomo Rivera che ha saputo usare i murales come manifesto, come libro aperto per parlare agli altri; un racconto che, come nelle chiese cristiane bizantine, doveva insegnare e dialogare alla pancia dell’osservatore. Diego si muove in Europa, conosce indaga il mondo antico, gli artisti italiani, medioevali e rinascimentali, conosce i cubisti suoi contemporanei, stringe legami e rapporti con intellettuali, potenti e filosofi importanti del‘900 (Rockefeller, Trotzsky, Picasso, Ford, Breton); ascolta ed interiorizza, medita per poi, in modo personale e maturo, rimanere fedele a sè stesso costruendo un suo progetto definito: “rinascimento murale messicano”.
Frida con i suoi piccoli dipinti racconta la storia di una donna, attraverso metafore, simboli; con essi si delucidano le sue sensazioni emotive, il suo narrare sè immobile, su di una sedia, su di un letto; mentre, quando cammina, visita, si fa conoscere con una costruita presenza scenica. Una donna che non si può certo definire di altri tempi, il suo modo di presentarsi all’obiettivo fotografico, la sua dimestichezza composta nell’atteggiarsi sicura e fiera hanno fatto di lei un’icona rappresentativa sempre contemporanea nella suo unicità. Verso la fine degli anni Novanta Jean-Paul Gaultier propose a Parigi, in una sua sfilata (1998) di moda, un’intera collezione dedicata all’artista messicana a prova di come questo stile unico non possa datarsi, ma rimaga vivo sempre nell’immaginario.
“L’elefante e la colomba”, come li aveva definiti ironicamente il padre di lei, sono stati la coppia che meglio, nel secolo scorso, ha saputo ricreare l’emblema di un popolo, quello messicano, appunto e a darne, insieme, una dimensione internazionale. Parlare di Frida e di Diego è come parlare dell’incarnazione dello “spirito messicano”del ‘900.
« I murales di Diego sugli edifici pubblici del Messico narrano la storia del suo paese, di un popolo unito nella lotta per un futuro comune. I dipinti di Frida, invece rappresentano” soltanto” la sua battaglia personale contro la malattia e un costante senso di solitudine. La sua rivoluzione consisteva nel rendere pubblico il privato» con questa introduzione viene presenta al pubblico la mostra Frida Kahlo e Diego Rivera sino al prossimo 8 febbraio 2015 a Palazzo Ducale a Genova, con la partecipazione collaborativa della massima esperta internazionale Helga Prignitz-Poda, che ha curato l’esposizione e tutti gli interventi dell’audio-guida arrichendoli di dettagli esclusivi ed interessanti. Per la prima volta insieme in un’esposizione italiana oltre 130 opere e un innumerevole raccolta fotografica da collezioni private. A descrivere meglio il connubio della coppia e a darne una testimonianza più famigliare ed intima sono i contributi e le testimonianze della pronipote di Frida, Cristina Kahlo, e quelle di Juan Coronel Rivera.
Martedì 2 dicembre 2014
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