Interventi
di Aldo Carpineti
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| Una forma di vita |
La vita, di proprio, non è dovere.
Considerare poi che ciascuno di noi, legittimamente e correttamente, si dia, secondo la propria coscienza e le proprie inclinazioni, linee guida di comportamento e persino di pensiero (etica, morale, umanistica, religione, fede, politica…) non toglie niente al fatto che l’esistenza è, per sé, soltanto soffio vitale, moto perpetuo fino al momento in cui non intervenga la morte.
Vera (per quanto abusata) la frase secondo la quale la libertà di ognuno finisce dove comincia quella dell’altro. Ciò non toglie, tuttavia, che anche questa realtà appartenga ad un momento successivo rispetto alla esistenza in sé. Un criterio di condotta che ci diamo ex post rispetto al nostro stesso esistere.
Esemplare è, in proposito, anche la nota frase dantesca: Nati non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e conoscenza, che però non sposta i termini del problema. Virtute e conoscenza sono obiettivi da seguire e non l'essenza stessa della vita.
Chi non si da regole di comportamento e di pensiero non rientra fra le persone per le quali abbiamo la massima considerazione, beninteso, ma tutto ciò non esclude che la vita, in quanto tale, sia un concetto preesistente ad ogni altro.
Il neonato infatti, che è uomo in nuce, non ha doveri, se non vivere; sfrondata di tutto la vita rimane soltanto questo.
Queste considerazioni non devono valere per nessuno a giustificazione di una vita senza regole, senza morale, senza moderazione. Le nostre sono soltanto riflessioni che cercano, in astratto, di definire i concetti.
Giovedì 5 maggio 2016
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