di Maria Grazia Dapuzzo
Nell'Auditorium di Cella Monte le domeniche di giugno alle ore 17,30 continuano i concerti del Monferrato Classic Festival, la cui direttrice è la nota pianista Sabrina Lanzi.
Entrando nel sito destinato, di cui riporto il collegamento ipertestuale https://monferratoclassicfestival.weebly.com/giugno.html
si può vedere l'interessante calendario dei concerti con giovani musicisti di primordine.
In sinergia con i concerti per tutto il mese, nell'Auditorium (ex-chiesetta di Sant'Antonio), ho invitato a esporre, in una mostra bi-personale, i coniugi Lucia Caprioglio ed Eugenio Gili.
Lucia Caprioglio nata a Casale Monferrato, vive e lavora in Torino; consegue la Maturità Artistica presso il Liceo Artistico di Torino e si diploma all'Accademia di Brera con i maestri Purificato in pittura e Diana in grafica.
Frequenta corsi di xilografia, incisione sperimentale, serigrafia e fabbricazione della carta, dapprima presso l'Accademia di Urbino e successivamente presso la Scuola Internazionale di Grafica in Venezia.
Nel 1969 aderisce alla prima collettiva allestita presso la Galleria «Il Cenacolo» di Casale Monferrato e nel 1970 partecipa alla Biennale d'Arte dei giovani di Ibiza (Spagna). Segue un'intensa attività espositiva con mostre personali e innumerevoli iniziative artistico-culturali quali il «IV Incontro con Artiste Torinesi» presentato nel 1995 a Palazzo Lascaris in Torino.
Il percorso artistico della Caprioglio è sottolineato da numerosi premi e riconoscimenti, tra i quali: il Premio Città di Casale nel 1987, il X Premio Letterario e Artistico Nazionale «Una Favola al Castello» nel 1994 presso il Palazzo Reale di Torino, il Premio Grafica di Saluzzo e il Premio Cesare Pavese a Santo Stefano Belbo.
La Caprioglio insegna dal 1973 collaborando con il gruppo Arti Visive Archimede e realizzando due video didattici con altre cinque insegnanti; in seguito lavora con Rai 3 in una trasmissione d'indirizzo scolastico curata dal Dipartimento Scuola Educazione. Dal 1991 al 2006 insegna Discipline Pittoriche al Liceo Artistico Statale Cottini di Torino.
Da «Stampa Sera» del 1985 leggiamo:«Nel corso del suo lavoro, Lucia Caprioglio ha progressivamente accantonato la primaria impronta figurativa che, pur vissuta fin dagli esordi in una personale esaltazione dei colori e delle forme, le appare via via inadeguata a esprimere gli effetti ricercati».
«Una scelta che sarà perseguita gradualmente attraverso la costante applicazione di tecniche miste, a partire dall'uso di veline colorate, e in seguito appositamente ideate per realizzare immagini intimamente legate alla natura, che hanno caratterizzato il nuovo periodo».
Nel suo percorso artistico «Parallelamente seguiranno le esperienze maturate con le Carte a Mano, ottenute mediante la macerazione in acqua di fibre miscelate con colori, colla, garze assemblate e pressate con molti altri elementi».
«Nel 1993 è invitata a realizzare un'opera di notevoli dimensioni, che costituisce la scenografia per una operazione artistica multimediale: Il Mantello del Re, ideata e condotta dal circolo La Luna azzurra di Parodi e Zavattaro».
«Notevole l'impegno profuso nella realizzazione di incisioni, molte delle quali compaiono nei diversi Libri d'artista realizzati nel corso degli anni».
Molti hanno recensito la produzione artistica di Lucia Caprioglio come Paolo Masetta che nel 1993 scrive su «Il Corriere di Torino e provincia»: «Interessanti le incisioni, che presentano molteplici sovrapposizioni in cui è possibile identificare il segno più consistente e spesso del pirografo e quello più sottile e preciso della punta secca... Oltre il grande desiderio di sperimentazioni si percepisce una notevole carica vitale, un'energia che fuoriesce dai limiti costruttivi dell'opera e coinvolge lo spettatore, immergendolo in un mondo policromo e tutto da svelare».
Vincenzo Gatti scrive di Lei: «Sperimentare significa conoscere, provare, osare, concetti questi che sono alla base di qualsivoglia attività artistica».
«Bisogna inoltre notare che per l'artista l'avventuroso inoltrarsi nelle procedure è il coerente prolungamento della contigua produzione pittorica, anch'essa caratterizzata dall'uso di materiali eterogenei. Vi è quasi una sorta di trasmigrazione, di scambievole attitudine, e non solo per il costante referente naturalistico, ma per la meditata coscienza delle scelte».
«Infatti, la preziosa ma decisa volontà pittorica che accende i variegati e vibranti collages, si riscontra nelle incisioni quanto nella grafica sperimentale».
Scrive Monica Luccisano: «Con la pittura, come con l'arte incisoria, la xilografia e la serigrafia (alcune delle tecniche maggiormente usate), mediante l'utilizzo della carta (macerata, frullata e poi schiacciata tra lastre), con collage di materiali plastici, fibre di vetro e vegetali - reticoli semantici che si intersecano e si aggrovigliano - le sue opere sovrappongono sensazioni tattili a quelle visive, in una lettura stratificata. Ecco che le superfici sono ora ruvide, ora levigate, ora sono improvvisamente interrotte da rilievi o da immagini che emergono da livelli inferiori, ora increspate come il moto dell'acqua e del fuoco. Sono superfici che raccontano, che risuonano del rumore dei propri materiali e dei rimandi a quanto di metafisico al loro interno si nasconde».
Eugenio Gili è nato a Torino, dove vive e lavora; laureato in architettura ha sempre coltivato la passione per il disegno a mano libera e l'acquerello, partecipando a mostre personali e collettive in Italia e all'estero.
Per capire meglio la produzione pittorica di Gili, riporto alcune parti della recensione di Giovanni Cordero che ritengo rilevanti: «Analizzando la produzione pittorica di Eugenio Gili la nostra vista non solo è soggiogata dalla percezione della bellezza e della purezza della gamma cromatica tutta giocata su due tonalità; non solo è appagata da quel senso di armonia musicale che emana dalla ricerca compositiva degli equilibri delle forme e dei volumi, ma la nostra mente viene obbligata ad operare ad un livello più elevato. Dal semplice dato fisico e sensitivo ne deriva un altro più profondo che scava dentro di noi e ne fa affiorare i misteri dell'inconscio. Si scopre che tra le pieghe e i ritmi del disegno, tra le campiture dei colori, vive un mondo di valori per così dire più interiore e che consente di ritrovare le vibrazioni più segrete dell'anima».
«Ed è tutto un giocare con lo spazio e i suoi ritmi scanditi con libertà compositiva; rapide pennellate dove squilla la sinfonia degli azzurri e vibra l'eccitazione terragna dei marroni, associate alla corposa pastosità dell'ocra e alla rarefazione aerea dei blu.»
«L'entità non figurativa della rappresentazione si trasforma in emblematiche forze liriche ed evocative, dove il colore, lasciato libero di espandersi e di inoltrarsi nelle capilarità del substrato cartaceo, non dovendo piegarsi a seguire il tracciato di un disegno predisposto, diviene l'unico modo, incisivo e immediato per trasmettere messaggi, per delineare nuovi universi comunicativi».
Ed ancora:«Sono limpidi acquarelli sorretti da un esaltante senso del colore e da una freschezza di tocco lieve, piacevole, rapido ed essenziale: connotati da una personalissima cifra che si esprime nelle bicromie del marrone e dell'azzurro. Dall'insieme ne scaturisce, in ultima istanza, un clima di sospensione psicologica, dove appare evidente che la sua mente desidera aprirsi ad un universo di emozioni e di memorie affioranti dagli abissi dell'io.»
«Dunque, il pittore, che per la sua storia personale e il suo dettato professionale è necessariamente vincolato alle linee, alle geometrie, ai perimetri dello spazio fisico, e li compone in volumi architettonici, qui si libera e attraverso l'analisi della forza creatrice del colore, rivela il suo peculiare interesse per l'indagine dei richiami dello scavo interiore».
(Cliccando sulle foto s'ingrandiscono).
Lunedì 29 maggio 2023
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