di Aldo Carpineti
Quando arrivi ad una certa età o comunque alla consapevolezza di te, quando a tutto ti pare di poter rinunciare perché non c'è nulla di indispensabile a questo mondo, è allora che apprezzi delle cose la loro bellezza: quanto cioè ti dà gioia e ragione di stare al mondo.
Coincide con estetica che vale? Forse... ma ancor di più coincide con quanto ti sa emozionare a tal punto da sentirti in sintonia, quasi in identità con quella cosa.
Posso guardare le cose e rendermi conto che sono belle con distacco ed è questo l'atteggiamento del critico d'arte che di fronte all'opera deve mantenere oggettività di valutazione. Ma posso anche osservare le cose in modo tale da interpretarne la loro stessa vita, il loro respiro, il senso ed il significato, essere spettatore partecipe della loro natura, della speranza e sofferenza, il movimento e la stasi, la ricerca e la quiete.
Coglierne il ruolo, l'interpretazione di esso, il vivere indistintamente dagli altri oppure avere un proprio metodo e originalità: ciò che è collettivo e ciò che è individuale, ciò che è gioco e ciò che è aderenza al reale. Saperne assorbire la manifestazione e restituire la mia.
Questo mi aspetto da Viareggio ora che sto per trasferirmi definitivamente là. Ora che il cambiamento geografico e di ambiente facilita e prelude a un ulteriore cambiamento nel sentire. Un atteggiamento che ha senso verso tutto, persone e cose: senza esserne fagocitato conoscere quel che è della loro stessa vita.
Ciò io lo chiamo bellezza, e intendo che sia la prima cosa del vivere, quello che trasmette a te quanto ha l'altro da te, come sua essenza. Vivere di bellezza è possibile, anzi è l'unico modo.
Sabato 11 dicembre 2021
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