di Aldo Carpineti
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Grazie Sebastiano della segnalazione. Io credo che la società diventi non soltanto sempre più liquida ma anche sempre più precaria. Non perché le nostre vicende siano destinate ad un divenire disastroso, ma perché ciò è invece proprio nell'ordine delle cose. Abbiamo vissuto un periodo, fra gli anni '50 e gli '80 in una bolla di benessere insostenibile a lungo. La condizione umana non è quella delle certezze, non lo è mai stata in millenni di storia. Come può un imprenditore fornire certezze sulla conservazione del posto di lavoro per tutta la vita lavorativa? Come può uno Stato fornire certezze su livelli pensionistici da elevato benessere? O su un sistema sanitario efficiente su ogni situazione? Sono realtà legate a troppe variabili per rappresentare qualcosa di prevedibile a distanza di tempo. Noi stessi, ognuno di noi, non siamo certi neppure di essere al mondo fra 5 minuti, come possiamo pretendere sicurezze dalle istituzioni, pubbliche o private? Tutto questo non deve condurci alla disperazione, al contrario al maggiore impegno perché il nostro stato di precarietà si mantenga comunque su livelli accettabili e di volta in volta vivibili secondo le migliori condizioni possibili.
Un mio romanzo breve di diversi anni fa, La casa con le vetrate, affronta le problematiche delle mutazioni negli ambienti sociali
Domenica 3 novembre 2019
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