di Aldo Carpineti
L’ingresso principale dell’Ospedale di San Martino: una vergogna nostrana che dura da decenni.
In una città come quella di Genova che si considera civile e persino all’avanguardia, la vicenda dell’ingresso principale dell’Ospedale di San Martino, il maggiore fra quelli cittadini, grida vendetta al cospetto degli uomini e di Dio. L’inizio dei lavori per la sua ristrutturazione risale ormai a più di dieci anni fa ed adesso l’opera appare un cantiere defunto, caduto nel dimenticatoio delle autorità preposte all’intervento.
Che il Servizio Sanitario Nazionale navighi in acque poco allegre dal punto di vista economico è cosa risaputa, e ospedali e Asl devono fare i conti con gli stringatissimi budget messi a disposizione dalla Regione che a sua volta, per muoversi, aspetta soldi dallo Stato. Un giro vizioso ed un appesantimento delle trafile burocratiche che porta a risultati come quello che tutti noi abbiamo sotto gli occhi. E poiché le disgrazie non vengono mai sole, anche la sede dell’Asl di via Assarotti conosce giorni tristissimi, per la inagibilità della sala principale che, a suo tempo, ospitava Cup e Anagrafe Sanitaria. Tanto che gli utenti sono costretti a fare attesa lungo le scale tortuose dell’edificio, la maggior parte seduti sui gradini, ad aspettare il proprio turno.
Sono segni clamorosamente evidenti e rivelatori dei tempi che viviamo, tutti noi a fare i conti con gli spiccioli per arrivare a fare la spesa gli ultimi giorni del mese, prima di ricevere l’esiguo stipendio o la pensione.
Però si vorrebbe, prima per decoro della nostra città e poi nella considerazione che la salute va considerata il bene primario di ognuno, da tutelare anche attraverso la pur sobria ma reale compostezza delle strutture immobiliari, che spettacoli del genere dovessero sparire in fretta dalla vista e dalla fruizione dei genovesi. Ora si vocifera che sia imminente l’inizio delle operazioni per la realizzazione dei posteggi sotterranei di fronte all’ingresso. Speriamo bene.
Non resta che appellarci a chi abbia competenza e responsabilità nella realizzazione e nella portata a compimento di questi lavori perché ci restituisca luoghi di cura finalmente decenti ed efficienti.
Domenica 23 novembre 2014
© Riproduzione riservata
574 visualizzazioni