di Aldo Carpineti
Non se ne parla più da tempo. Che la priorità fosse il terzo valico è sempre stato palese, tuttavia nulla giustifica che il discorso sulla Gronda passi così ingloriosamente in seconda linea.
Anzi, logica vorrebbe che l’una e l’altra opera andassero di pari passo allo scopo di essere insieme di aiuto a quegli sbocchi verso le regioni italiane nord-occidentali che paiono le sole soluzioni atte a smuovere ulteriormente la dinamicità del porto in questo momento, per fortuna, piuttosto vivace.
Gli sbocchi verso Piemonte e Lombardia rappresentano oltre ad una valvola di sviluppo dei traffici, l’apertura all’approntamento di nuove aree funzionanti da banchine per il porto su spazi immediatamente a ridosso del territorio genovese. Uno sfogo ed uno sbocco naturale per i movimenti portuali e la ricettività dello scalo.
Ma il problema della Gronda, una imponente opera stradale ed autostradale che insisterebbe nell’estensione del suo maggiore progetto dalle zone della Valpolcevera fino a quelle di Genova Est, è sempre stata considerata dalla classe politica e amministrativa con una prudenza anche troppo marcata; persino dal sindaco, che ha nominato a più riprese commissioni tecniche con il compito di dare una soluzione al dilemma e che, in un caso poi subito messo da parte, ipotizzò persino il ricorso al referendum.
Pomo della discordia è la considerazione maggiore o minore che si possa dare all’impatto antiecologico della colata di cemento della Gronda sui territori interessati. Si è detto, da una parte che a Genova ormai mancano sufficienti spazi verdi, compresi nell’ambito strettamente urbano o facenti confine all’agglomerato cittadino. Si è detto che altro cemento soffocherebbe la città e sarebbe ulteriore motivo di pericolo in occasione delle piogge. D’altra parte, rispondono, il soffocamento è proprio un fatto di ora, dovuto alle scarsità delle vie di spostamento da Genova su gomma e su ferro.
Un dilemma che non giustifica l’attuale stallo delle decisioni. In un modo o nell’altro è necessario scegliere soluzioni per dare un’impronta razionale ed il più possibile definitiva ad un problema che non può attendere ancora tentennamenti. Oltre tutto, è proprio di questi giorni la notizia secondo cui installazioni di impianti eolici potrebbero portare ulteriori problemi di convivenza ai progetti.
Un coordinamento completo, attivo e determinato appare indispensabile ed urgente, sulla base del quale si possano prendere decisioni razionali e rapide al tempo stesso allo scopo non rinunciabile di garantire gli immediati sviluppi dell’economia e del benessere cittadino.
Giovedì 18 dicembre 2014
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