di Francesca Camponero
Ho sempre amato ed apprezzato Emma Dante, regista d’avanguardia, trasgressiva audace, anticonformista, ma soprattuto una grande artista del vero.
"Bestie di scena" di Emma Dante, che sarà al Teatro della Corte da mercoledì 20 a venerdì 22 marzo, è una struggente riflessione sulla vita e sul teatro. Creato nel 2017 per il Piccolo Teatro (che l’ha coprodotto insieme alla Compagnia Sud Costa Occidentale, al Teatro Biondo di Palermo e al Festival di Avignone), solo a Milano è stato applaudito da oltre 16mila spettatori, per essere poi consacrato da una trionfale tournée.
Emma Dante con "Bestie di scena" ha scelto di riflettere sui processi attoriali, e in qualche modo sul processo creativo che caratterizza il suo lavoro teatrale. Non a caso tra i 16 i performer che in questo spettacolo si mettono letteralmente e metaforicamente a nudo riconosciamo molti degli interpreti dei suoi precedenti lavori.
Quando gli spettatori entrano nella sala hanno subito la sensazione di essere una presenza scomoda. Inopportuni nel disturbare il riscaldamento che gli attori hanno già iniziato sul palcoscenico e che prosegue anche quando tutti hanno raggiunto il loro posto in sala.
Come tutti gli spettacoli della regista siciliana anche in questo il ritmo incalza, poi gli attori avanzano in proscenio si sfilano una scarpa, la maglietta, le donne sciolgono i capelli. A questo punto la poltrona dello spettatore si fa ancora più scomoda quando vanno via anche i pantaloni e le mutande. Un gioco che vede coinvolti tutti e in cui lo spettatore non è il voyeur indiscreto ma il testimone di un qualcosa di vero che raramente a teatro viene reso visibile senza alcun filtro.
Emma Dante come sempre e più di sempre mette a nudo gli attori perché possano offrirsi in un sacrificio che non è carneficina, ma dono di un corpo. Corpi che cercano un’identità, per questo vagano su un palcoscenico (o sulla terra) alla ricerca di un qualunque significato, in attesa che qualcuno dia a loro il là per iniziare a volteggiare nella giostra dell’esistenza.
In "Bestie di scena" c’è una comunità in fuga. Come Adamo ed Eva cacciati dal paradiso, le “bestie” finiscono su un palcoscenico pieno d’insidie e di tentazioni. Lì c’è tutto ciò che serve: la casa, la stanza dei giochi, l’odio, l’amore, il rifugio dove trovar riparo, la paura, il mare, il naufragio, la trincea, la tomba dove piangere i morti, i resti di una catastrofe. Le bestie di scena non fanno altro che immaginare. S’illudono di vivere, tenendo tra le mani oggetti in prestito, bambole, spade, palloni, farfugliando brandelli di storie tra una pioggia di noccioline, un’esplosione di petardi e qualche acrobazia. Ballano, cantano, urlano, litigano, seducono, impazziscono, amano, ridono, combattono. Quel palcoscenico che non possono abbandonare ormai è casa loro.
Venerdì 15 marzo 2019
© Riproduzione riservata
2489 visualizzazioni