di Aldo Carpineti
Chiacchierata a ruota libera con Felice Reggio, la tromba jazz residente da tanti anni a Genova ma originario di Vinchio, paese dell’astigiano di 500 anime che ha dato i natali a Davide Lajolo.
Legato da affetto e stima a personaggi quali Tenco e Lauzi, si sente vicino anche a Cesare Pavese che delle Langhe era cittadino. Con le canzoni di Tenco, note e meno note, ha fatto un cd che ha tuttora un notevole successo di vendita e di apprezzamenti del pubblico e della critica. Recente una sua serata a Nizza Monferrato in collaborazione con Patrizia Tenco, nipote di Luigi. Il 31 di marzo ad Acqui ci sarà il primo memorial Luigi Tenco.
Dopo aver vissuto e studiato a Torino, Reggio si trasferisce a Genova, da dove si muove poi spesso per raccogliere le sue migliori fortune come musicista. A Torino aveva anche fatto l’insegnante, con 30 allievi trombettisti per settimana, un ruolo fortemente impegnativo. Ricorda simpaticamente una giovane allieva portatrice di handicap che aveva trovato notevole giovamento nella musica.
Parla volentieri dei suoi esordi al fianco di personaggi come Franco Cerri, Mario Rusca, Pellegatti e tanti altri. Reggio, oltre a suonare la tromba, è anche un pianista di sicuro livello e conosce la chitarra. Rimane in contatto con il Jazz Club di Valenza.
Appassionato di musica brasiliana stravede per la bossanova, quella di Jobim in particolare, ed ha amici in Brasile con i quali è in frequente corrispondenza. Spera di andarli a trovare una volta o l’altra perché in Brasile non è mai stato e questo paese dai tanti aspetti affascinanti rimane il suo sogno.
Qui in Italia non ha bisogno di fare marketing per suonare, perché conosciuto ovunque, viene spontaneamente ingaggiato. Predilige il lavoro a progetti, diversi di questi stanno decollando per la prossima stagione; non improvvisa serate poco significative dal punto di vista artistico e prepara con cura il lavoro anche in collaborazione con personaggi di grande nome e richiamo come Reverberi, Vecchioni, Scarpati con il quale è in contatto per la presentazione del libro di questi.
Spesso è accompagnato da una propria band formata da quattro, cinque jazzisti su strumenti diversi. In questo momento sta lavorando ad una idea con un quattro più quattro di varia estrazione e ragazze agli archi che presenterà presto in giro per l’Italia.
Nel mondo della musica internazionale ama Sinatra, Gershwin e Bernstein, Billie Holiday e Ginger Brew da noi conosciuta come la vocalista di Paolo Conte. Considera Sinatra un personaggio di enorme personalità sotto diversissimi aspetti, non ultimo il suo grande amore conflittuale per Ava Gardner. Memorabile il terzetto con Dean Martin e Sammy Davies Junior.
Nella lirica, preferisce incondizionatamente Puccini in tutta la sua opera pur non tenendo in secondo piano la vena wagneriana di Verdi. Nella classica considera Beethoven il più grande di tutti, un compositore che ha rappresentato una svolta epocale nel mondo della musica, ma gradisce fra gli altri Tchaikovsky, dal quale prende qualche spunto e trae riarrangiamenti per il suo attuale progetto.
Considera il momento storico dell’impressionismo pittorico una fase di grande rilevanza anche per la musica e afferma le grandi affinità fra le due discipline artistiche.
Tiene a far sapere che la musica è il suo modo di esprimersi, di raccontare se stesso: dopo i suoi spettacoli, giovani e anziani sono spesso solleciti a complimentarsi con lui, e Reggio gradisce profondamente queste manifestazioni e questa considerazione.
Felice Reggio è certamente un grande perché non ha mai smesso di credere in se stesso e nella sua attività. Si racconta con un entusiasmo (che trasmette a chi lo ascolta) travolgente al pari della sua tromba.
Venerdì 12 dicembre 2014
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