di Aldo Carpineti
La tecnologia allungava il passo e da noi la Olivetti, per quanto oramai in declino, cominciava a vendere i suoi personal computer. Sentirsi giovani sembrava ancora la normalità, anche se i vent’anni ce li eravamo scordati da parecchio. Quella gioventù l’avevamo passata ai tempi della grande Inter di Helenio Herrera, dei moti sessantottini, della musica di Lucio Battisti dei Procol Harum e dei Pink Floyd, dell’Università a Balbi e del Servizio Militare in Marina. Gli anni ’90 ci paiono adesso un’era di mezzo, a pensarci bene è stata la più importante invece, i quaranta anni e l’immediato post.
Non solo quella vissuta più profondamente e tenacemente, ma anche quella che ha gettato le basi per il nostro essere di oggi. Lì è cominciato il vero impegno, già presente da prima, sicuramente, ma proprio allora convogliato in una direzione univoca, determinata dalla nascita di Giulia. La nascita di una figlia, qualcosa che trasforma il proprio modo di pensare, di essere, di rapportarsi con la realtà ed il mondo.
Vivere poi, nonostante il distacco prematuro da Giulia è rimasto nell’impronta di quel senso dato alle cose ed al proprio tempo. Con soddisfazione a volte, con rimpianti e malinconie in altri momenti. Ma sempre avendo davanti il medesimo obbiettivo, la stessa tensione e determinazione.
Ora ci sembra di non aver gettato via nulla di quel periodo, e neanche di quelli precedenti. La maturità ad alcuni arriva a sedici anni, ad altri a settanta. Ma forse maturità è proprio aver vissuto, da un certo momento in poi, nella direzione scelta, quella che arriva dopo si chiama consapevolezza. Un passo per volta, siano essi passi veloci o lenti, secondo quanto noi e le circostanze ci consentono.
Quando guardarsi indietro non è più un problema anche guardarsi avanti cessa di esserlo. L’accettazione del vissuto è anche levità dell’avvenire. Si possono avere tutte le preoccupazioni di questo mondo, ma le onde del mare non fanno più paura e si è imparato a giostrare se stessi fra i flutti. Vivere alla giornata (anzi alla mezza giornata) corrisponde a vivere con una sufficiente programmazione del domani perché di esso si è giunti a pensare che non produrrà nulla di invivibile.
E così possiamo dedicarci con maggiore soddisfazione a ciò che ci da soddisfazione, e così il mondo le persone e le cose diventano compagni di viaggio. E ciò che avviene appare più naturale ed al tempo stesso meno scontato. Si diventa filosofi? no, si impara ad amare.
Sabato 18 aprile 2020
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