Come potrà cambiare la organizzazione del lavoro uscendo da questa fase di emergenza

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Come potrà cambiare la organizzazione del
lavoro uscendo da questa fase di emergenza

Non potrà non tenersi conto delle visioni più attuali sul senso della vita

di Aldo Carpineti

Alba di lavoro
Alba di lavoro

I tempi e le circostanze esigono nuovi indirizzi, in linea con i valori e la realtà di oggi. La nuova organizzazione del lavoro non potrà prescindere da quelle che sono e saranno le istanze presenti nella società, nelle scelte di vita, nelle filosofie di essa, su come la gente preferisce vivere oggi e, presumibilmente, preferirà nell’immediato futuro. Le risoluzioni in ambito lavoristico, cioè, avranno una ragione soltanto se si inseriranno nella più ampia concezione e nel senso che la gente e, soprattutto i giovani, danno all’esistenza intesa nella sua interezza.

Le priorità che un tempo venivano date per scontate oggi sono largamente messe in discussione o addirittura superate da modelli sociali recenti e, generalmente, improntati alla libertà ed alla disponibilità ad esperienze non codificate. Di questo si dovrà tener conto se si vorrà che anche il fenomeno lavoro possa avere una evoluzione giustificata dalle stesse visioni esistenziali presenti ed urgenti nel mondo contemporaneo.

Tutto ciò posto, quali potranno essere le tecniche da metter in atto perché queste premesse si realizzino? In primo luogo una maggiore snellezza ed agilità nelle aziende quanto al gestire la propria forza lavoro. Le rapide ed improvvise modifiche che sono proprie della realtà di oggi non concedono strutturazioni immodificabili ed ingessate del personale. In altre parole un imprenditore non può più permettersi adesso, come invece faceva ieri, di promettere a chi sia assunto di conservargli il posto di lavoro fino alla età pensionabile. Si tratta di un impegno che la realtà odierna esclude proprio per le modifiche che in essa intervengono continuamente. Oggi più di ieri il vivere in situazioni di mancanza di sicurezza, a volte di precarietà, fa parte della normalità: è insperabile, di conseguenza, dare per acquisite certezze che nessuno, e nemmeno un imprenditore, è in grado di assicurare. Con la mancanza di certezze la gente deve abituarsi a convivere, perché questa è condizione naturale ed umana, presente in ogni aspetto del nostro soggiornare in questo mondo.

Considerato quindi come modificabile il reciproco atteggiarsi delle relazioni tra datore e prestatore di lavoro, si renderà necessario un confronto individuale fra i due soggetti che abbia la finalità di stabilire i modi reciproci, cioè, di volta in volta, di concordare i contenuti da dare al rapporto di lavoro di ognuno. Questa fase, eminentemente personale, sarà preceduta da una trattativa aziendale che intervenga tra direzione e rappresentanti sindacali aziendali tendente a dare soluzioni comuni di carattere generale ed a garantire principi di massima. L’intervento delle r.s.a.potrà essere richiesta anche nella fase successiva a sostegno di soggetti che possano considerarsi deboli nel confronto con la parte aziendale.

Data questa impostazione, i rapporti di lavoro prenderanno contenuti diversi per ogni lavoratore, e potrà darsi agio anche a istanze di questi riguardo ad ipotesi di soluzioni tipo smartworking o simili. Insomma i rapporti di lavoro avranno contenuti personalizzati a seconda delle richieste del lavoratore e delle risposte che la azienda sarà in grado di dare. Tanto più il lavoratore sarà soddisfatto nelle proprie aspirazioni quanto più l’azienda potrà venire incontro alle visioni che di volta questi esporrà come preferite. Una condizione di affievolite garanzie per il lavoratore rispetto alla realtà oggi in vigore ma al tempo stesso una opportunità per lui di presentare e di vedere accolte quelle esigenze che corrispondono al suo personale modo di interpretare il lavoro e la propria vita stessa.

Una realtà molto più mobile, sostanzialmente, di quella che oggi si presenta, capace però di accogliere le aspettative dell’una e dell’altra parte, in sintonia con le ipotesi reali diversamente vissute e fatte proprie. E la parte aziendale dovrà dimostrare disponibilità all'ascolto ed alla soddisfazione delle proprie risorse umane nell'ottica di un benessere diffuso nell'ambiente azienda che promuova anche una produzione qualitativamente e quantitativamente migliore. In questo senso qualità della vita in azienda e qualità nella produzione possono andare di pari passo, sintonicamente con i criteri di illuminata gestione dell'impresa.  

Sabato 9 maggio 2020

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