Della difficoltà di procurarsi un mojito una amica scrive nell'agosto infuocato

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Della difficoltà di procurarsi un mojito
una amica scrive nell'agosto infuocato

A nulla vale la ricerca presso più locali e baristi, la risposta non cambia

di Paolina Paperina

Mojito
Mojito

Della difficoltà di procurarsi un un mojito

Decisamente troppo caldo per desiderare un negroni…!

Il sole lecca ancora l’asfalto nonostante siano già le 20…

La bocca secca impone un drink al più presto, un bel mojito!

Con passo deciso avviarsi verso il baretto, quello nel centro storico che chiamano: degli ultimi.

Fauna variegata per età e decisamente di livello sociale caratteristico dei sobborghi londinesi dei primi del ‘900.

Dopo aver conquistato il bancone facendosi largo tra ottuagenari vinti dalla vita e ex giovani dal presente scombussolato, l’amara sorpresa: non c’è menta disponibile.

Naturale, qui oltre i gottini di vino cancaro e negroni con improbabili liquori discount niente c’è.

Vabbé… andrà meglio presso quel bar poco lontano di qualità solo di una tacca superiore.

Una entrata decisa per non dare adito a incertezze sulla richiesta… il barista risponde con uno sguardo torvo. Egli già si immagina lo sforzo sovrumano di pestare la menta e frantumare il ghiaccio e ciò lo fa vacillare, rotea lo sguardo in cerca di una scusa plausibile e veloce per risparmiarsi sullo sbattone. Il mojito qui non si fa. Una sentenza senza appello, eppoi non c’è menta.

Inutile insistere proponendo spedizioni rifornitrici del prezioso vegetale.

Non resta che virare verso il prossimo bar quello su nella zona meno pregiata del centro storico. Dove una targa apposta fuori della porta avvisa: attenzione il barista è pazzo.

Questa volta non ci saranno scuse, menta alla mano acquistata in tempo utile dal bisagnino marocchino, mentre il sole non ci pensa nemmeno a dare una tregua; è palese che l’individuo risente della calura inclemente, si vede dal sudore che inghirlanda la fronte e lo sguardo stravolto sotto l’inutile darsi da fare dell’unico ventilatore del locale.

La reazione alla richiesta è negativa e al brandire il mazzetto vegetale è peggiore quasi di quella di un insulto alla madre. Agita le mani roteandole nell’aria, il volto si volge di lato manco avesse visto un cadavere in avanzato stato di putrefazione… la tensione si accresce e infine una presa di posizione e ha l’aria di una rivendicazione sociale degna di Carl Marx: lui il mojito non lo fa, preferirebbe gli sodomizzassero la moglie.

Troppo si pretende in una infuocata sera di agosto, dovevo immaginarlo, una richiesta esosa per il titanico sforzo che impone nel confezionamento della bevanda.

Ripiego, con cristiana rassegnazione, su un negroni che quasi mi porta all’autocombustione.

La menta è finita nell’insalata. 

Mercoledì 25 settembre 2019

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