di Aldo Carpineti
No - ho risposto - questo post, per esempio l'ho letto poco e male, ma non me ne pento.
La domanda più che provocatoria l'ho trovata presuntuosa e ignorantella. Tanto più che veniva dopo aver preteso di spiegare in modo piuttosto anacolutico e involuto che molti commentatori del social rispondono ai post altrui senza aver letto con la dovuta attenzione. Osservazione gratuita e non acclarata da argomentazioni pertinenti.
Proprio vero che chi sa meno si erge spesso ad ago della bilancia delle situazioni e pretende anche di chiamare in causa quelli che non si sognano neanche di porsi problematiche tanto superficiali e difficilmente controllabili. Non sarebbe stato meglio che questo tizio si fosse preso la briga di occuparsi dei contenuti di qualcuno dei post piuttosto che delle presunte carenze dei suoi colleghi commentatori?
Ad un terzo partecipante che giustamente osservava: *Io non sopporto quelli che scrivono i post invitando più o meno direttamente a rispondere indicando come uno la pensa. La trovo una forma sgradevole per ottenere più commenti e per raccogliere una sorta di indicatore di preferenza sull'argomento. * il nostro eroe risponde che questo modo di rivolgersi al pubblico si chiama *Chiamata all'Azione o Call to Action*. Un notevole sfoggio di cultura, non c'è che dire, persino in lingua anglosassone.
Accade spesso che chi risponde a tono a provocazioni venga ad essere considerato provocatore. Il paradosso poi è che rischia di essere etichettato lui per piantagrane. Ma non val la pena di prendersela, già ai tempi delle spedizioni di Cesare nelle Gallie qualcuno si rivolgeva al condottiero: *Cesare il popolo chiede sesterzi... * e c'era chi rispondeva per lui: *No no, prosegue diritto*.
Sabato 16 novembre 2019
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