di Antonella Vella
Osservando un dipinto istauriamo un dialogo aperto con esso sulla base dei nostri più intimi pensieri, dei simboli che la mente recepisce ed il cuore visiona e custodisce come in uno scrigno.
L’arte vuole essere libertà nel comunicare sensazioni differenti, soggettive, dove l’immaginazione è solamente influenzata dal nostro bisogno di spiegazioni unite solo dalle semplici emozioni trasmesse.
Narrare un’opera è, spesso, un giusto modo di avvicinare la percezione dello spettatore a ciò che l’autore della stessa vuole comunicare dandole vita.
IL Collettivo Artisti Articolo 33 seguendo il proprio sentire, il proprio essere e una viva comprensione, ha dato alla luce una splendida mostra che vuole essere un inno al quadro La zattera della Medusa di Thèodore Gèricault, olio su tela esposto al museo del Louvre di Parigi.
Il pittore si ispirò ad un tragico evento della metà del 1816 che all’epoca suscitò clamore tra il popolo.
In seguito a scelte strategiche errate ed all’inesperienza del capitano, la fregata Medusa in viaggio verso il Senegal, s’incagliò sul banco di Arguin di fronte alle coste della Mauritania. Gli ufficiali si salvarono sulle scialuppe, mentre marinai e passeggeri decisero di costruire una zattera di fortuna per cercare di scampare ad una sicura morte. Fu così costruita una piattaforma di 20 metri per 7 su cui si ammassarono ben 150 persone. Dopo aver vagato in mare per 13 giorni, soltanto quindici di essi riuscirono a sopravvivere, tratti in salvo dal vascello militare "Argus".
Gèricauld fu interprete di tutta la nazione, immortalando il dramma e ricreando l’orrore su una grande tela dai forti contrasti di luce e ombra, dipingendo sui volti dei superstiti il sentimento di terrore e morte con un’intensità di assoluto impatto realistico.
Un incredibile entusiasmo e sincera collaborazione trapela dagli artisti. La pittrice Giuseppina Valeggi commenta la sua opera sottolineando di aver colto la sofferenza del volto del padre che supera ogni dolore e lo rende muto quasi impassibile nel vedere il proprio figlio morire ed attraverso di lui consumarsi e disperdersi tantissime altre vite.
Gabriella Oliva con la realizzazione artistica della zattera della Medusa ieri riprende la parte centrale di Gèricault come messaggio di chimera e salvezza in connubio con un collage di quotidiani italiani e stranieri riportanti fatti di cronaca attuali, concause di emigrazioni verso paesi lontani che spesso naufragano in acque avverse.
Forte impatto emotivo e amore materno viene rappresentato da Francesco Bruzzo che colloca la figura di donna con bambino a destra del personaggio centrale che sovrasta sventolando uno straccio colorato di illusione in uno sprofondare d’acque immortali.
Unisce tutti gli artisti la fugace visione di una comune speranza nel momento di massima desolazione e certezza della fine che può essere imminente e drammatica.
Interpretare l'arte diventandone interprete vuole essere una sfida ma soprattutto un dialogo, un tessere ciò che è frutto di passione e meraviglia, un incontro con le memorie della storia, dipingendo.
Domenica 12 maggio 2019
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