di Aldo Carpineti
Venticinquesimo capitolo
Dopo questa vacanza e ben prima dell'arrivo dell'estate, Ethel riuscì ad avere in affitto, al piano terra di una casa nella piazzetta, a fianco del bar, una stanza di dimensioni sufficientemente grandi per destinarla ad aula d'insegnamento dell'inglese per gli adulti. La giovane donna avrebbe svolto i corsi in modo compatibile con l'impegno che aveva con Carlotta e Paolo, perché voleva in ogni caso conservare collegamenti con Mario e Anna, tramite qualche vincolo anche professionale. Portate felicemente a termine le lezioni di un primo corso sperimentale, sollecitata dall'esito favorevole, aveva adempiuto anche alla necessaria trafila burocratica per avere la licenza di esercizio. Nelle previsioni, gli allievi sarebbero affluiti da tutte le zone vicine, sia fra i residenti sia fra i turisti. Si era organizzata perché il corso standard prevedesse due ore di lezione per tre giorni alla settimana e contemporaneamente già pensava a qualche alternativa. Col tempo Ethel progettava di specializzare i contenuti dei corsi in modo da adattarli maggiormente alle personali esigenze dei frequentatori: in primo luogo si sarebbe attenuta alla classica differenziazione fra inglese turistico e inglese d'affari. Prevedeva altresì delle ipotesi di full immersion di quattro ore al giorno, mirate per i villeggianti, nel periodo estivo. E avrebbe potuto funzionare anche una cooperazione tra la casa di Anna e la scuola di Ethel, in maniera che i partecipanti usufruissero di pacchetti che prevedessero vitto, alloggio e corso d'inglese. Fra le combinazioni, tipica poteva essere quella estiva con quindici giorni di servizi alberghieri più quaranta ore di corso personalizzato, nonché visita guidata a Courmayeur e alle sue valli, a richiesta, la domenica. Ma, a parte la fase iniziale, peraltro più che confortante, la realizzazione di tutto questo era ancora soltanto nei progetti. Piuttosto, Mario, conosciute queste novità, ritenne che fosse venuto anche il suo momento di entrare nel business della formazione e cominciò ad accarezzare l'idea di organizzare corsi aziendali con soggiorno per managers. E a lui l'esperienza di partecipazione a meetings di questo genere non mancava davvero. Secondo la sua idea, avrebbe prima chiesto l'autorizzazione all'Ispettorato per lo svolgimento di attività formative nelle ore di libertà dal lavoro, naturalmente escludendo la partecipazione di aziende residenti nella stessa sua circoscrizione, nei confronti delle quali egli esercitava, per la sua professione, un controllo tecnico, da pubblico ufficiale, che mal si conciliava con collaborazioni di qualsiasi genere. Le idee non erano mai mancate, in quella casa di Morgex e alle realtà che le ruotavano attorno, ma davvero mai come in quel momento essa era stata un crogiuolo di propositi, soprattutto professionali, sebbene fosse chiaro a tutti che la realizzazione avrebbe richiesto uno sforzo organizzativo ed economico assai rilevante, confrontato con le disponibilità concrete degli stessi promotori. I quali tuttavia, scambiatisi i punti di vista, vollero confermare alcune priorità, tenendo sempre presente che Anna rimaneva la proprietaria e titolare dell'esercizio e pertanto il suo parere doveva essere considerato super partes. Anzitutto si trovarono tutti d'accordo che la Casa di Morgex sarebbe rimasta di aspetto rustico come negli anni si era sempre presentata, rispettando lo stile originale: la facciata larga, tipicamente aostana, in cemento e pietre, e la parte superiore fino al tetto di tegole d'ardesia, in legno traforato con disegni artistici; il pavimento del bar di assi, il bancone pure in legno intarsiato, la panca che girava lungo un angolo e una parete, i tavoli e le sedie secondo la falegnameria locale; appesi ai muri arazzi e oggetti caratteristici della tradizione della Vallée. Le camere al piano superiore erano state fatte ristrutturare da Anna privilegiando uno stile moderno per la maggiore comodità degli ospiti, ma in completa armonia con il resto della costruzione. Si sarebbe altresì evitato di stravolgere la destinazione, anch'essa ormai classica, perché la casa era sempre stata e doveva rimanere soprattutto un posto di passaggio e di confortevole ristoro: altre forme di utilizzazione economica, sempre parziali, si sarebbero potute attuare solo se non ne avesse sofferto lo spirito che aveva fino a quel momento animato il gruppo che si era formato attorno ad Anna. Si ritenne poi opportuno comportarsi secondo quella che è sempre la scelta più ragionevole in questi casi, cioè procedere per gradi.
Domenica 7 febbraio 2021
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