di Aldo Carpineti
Fin da bambino ho avuto una passione per i mappamondi. Oggetti che mi hanno sempre colpito per la loro stessa struttura e per ciò che possono rappresentare anche nella fantasia.
La carte geografiche sono grandemente interessanti, conoscere la conformazione e la geografia del territorio è una curiosità che rivelare procura una sottile soddisfazione. Ma il mappamondo ha un fascino tutto suo. La perfezione sferica, accanto alla impressione che deriva dalla sua osservazione di avere a portata di mano ogni luogo di questa nostra Terra e potersi spostare con lo sguardo da un posto all'altro soltanto con un batter di ciglia, immaginando le caratteristiche di una zona o di quell'altra: ecco sono veri e propri stati d'animo.
Una visione d'insieme che l'irraggiungibilità degli spazi infiniti non arriva ad eguagliare. La Terra ha per noi una famigliarità che le distanze siderali non posseggono. Terra è nostra Madre, gli sconfinati territori appartengono invece alla immaginazione e, a volte, alla fantascienza.
Alla descrizione di un mappamondo gigantesco ho dato una parte anche nel mio romanzo breve La Casa con le Vetrate, dove mi soffermo a raccontare come uno dei giovani protagonisti si perda nella ammirazione del Globo, e gli paia di poterlo padroneggiare per intero, così da avere a portata di mano tutte le regioni del Mondo.
Quando ero bimbo i miei genitori, conoscendo questa mia predilezione, mi regalarono un mappamondo; è rimasto a lungo in un angolo di una stanza dove non aveva particolare evidenza. Proprio stamattina ho deciso di dargli una postazione ed un ruolo adeguati, spostandolo davanti alla specchiera del salotto. Una collocazione finalmente degna.
Martedì 8 giugno 2021
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