di Aldo Carpineti
Potevo avere press’a poco dodici anni e trascorrevo le vacanze estive a Ollomont in Val d’Aosta. Affittavamo, con i miei, una casa fuori paese molto molto rustica, a fianco a noi una famiglia di amici genovesi in una disposizione delle abitazioni che oggi si definirebbe a schiera: verso ponente la loro casa, a levante la nostra, ma concomitanti attraverso un muro centrale. Classica vita di montagna, poca gente da vedere durante il giorno, latte appena munto e bollito al mattino, ravioli fatti in casa dalla signora a fianco e divorati in una tavolata da nove persone una o due volte per stagione, canasta tutti insieme quasi ogni sera; la grolla dell’amicizia dovevo ancora scoprirla, per quel mondo avrebbe rappresentato qualcosa di troppo sofisticato.
Avevamo l’abitudine di andare a messa la domenica. Il parroco di Ollomont era un personaggio. Molto rustico anche lui, ma di una intelligenza ed una simpatia raffinata, voce baritonale e sgranata, un tipo come se ne incontrano pochi per spontaneità e immediatezza.
Ricordo bene, a quasi sessanta anni di distanza, i concetti che il sacerdote ci trasmise in una sua predica. Commentava la parabola di un debitore, preoccupato dalla entità dei suoi debiti, difficilissimi da saldare. Il contabile del signore che vantava crediti, interpellato dal poveretto, rispose: Semplice, io ho i documenti contabili di ogni debito e credito, quanto devi? 100? bene, cancelliamo e ci mettiamo 50. Quanto devi, 1000? Cancelliamo e ci mettiamo 500. Abbiamo risolto, ti pare?
Il parroco ci spiegò: se sarai intelligente e furbo nel fare il bene come lo sono quelli che fanno il male, vedrai che le cose andranno per il meglio. Usciti dalla chiesa, mia mamma commentò: Non avevo mai capito bene questa parabola, il parroco di Ollomont me la ha resa chiara.
Mercoledì 22 gennaio 2020
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