di Aldo Carpineti
Che cosa impressiona dei disegni di Igor Belansky? Al di là del motivo chiaroscurale, che avvicina questo autore ad artisti fuori del tempo come Brunellesco, architetto ingegnere e scultore del rinascimento fiorentino che applicò questo motivo niente di meno che alla cupola di Santa Maria del Fiore, è la spontaneità della scena ritratta, il suo movimento ed il suo significato psicologico.
Che cosa intendiamo dire? Semplicemente questo. Che le scene di Belansky, anche quando hanno a soggetto realtà inanimate, riproducono uno stato d’animo, quello che la situazione suscita dal vivo e che l’artista trasferisce immediatamente nell’osservatore dell’opera quasi questi fosse presente sul posto. A maggior ragione quando sono rappresentate persone.
Scegliamo un esempio lampante. Uno dei pochi casi in cui Belansky ha usato il colore: il disegnatore getta uno sguardo sulle truppe napoleoniche in uno dei rari momenti di Rompete le Righe. Osservando questa scena pare anche a noi di essere tra quei soldati, stanchi e disamorati alla loro vita, che improvvisamente acquistano espressioni del quotidiano, prevalentemente condite da caratteri di frustrazione e di scontento. Una intensità evidente quanto lo è il loro disappunto, che esprime una nausea della vita nella quale il confronto omicida, la stanchezza invincibile, la reiterazione della lotta sono il quotidiano rapporto con la realtà. Frugando fra gli sguardi, fra i gesti di questa gente si scopre la lacerazione tra ciò che si sceglierebbe e ciò cui si è costretti. Un mondo che simbioticamente va all’osservatore dell’opera d’arte che non riesce a conservare il distacco da essa, neanche quel distacco che sarebbe indispensabile per un lucido giudizio.
Ed è così che noi spettatori diventiamo attori di quella scena, soldati fra i soldati, affaticati fra gli affaticati, soggetti marginali di un mondo minore che rende sofferenti e dimenticati.
Queste emozioni suscita a me la visione di questo disegno, significativo quanto mai anche se diversamente abituale per l’autore, per l’uso di quelle matite colorate che non rappresentano la sua frequenza alla proposta artistica. Vero fra i veri, l’animo dell’osservatore si aggiunge, senza apparenti contraccolpi, all’animo dei protagonisti rappresentati.
Lunedì 14 gennaio 2019
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