di Aldo Carpineti
Trentunesimo capitolo
Una domenica mattina, Giacomo e Marco, in un momento in cui Ethel e Martina erano insieme, le raggiunsero, e domandarono alle ragazze se avessero voluto pranzare con loro quel giorno. Le due si guardarono in viso l'una con l'altra e fecero una risata di sorpresa e compiacimento, poi si voltarono verso i due ragazzi, ed Ethel, più svelta, pur nel suo italiano arrotolato, rispose: Ma certamente, perché no? Qui alla Casa o da qualche altra parte?. E‟ una bella giornata – disse Marco – andiamo fuori. La prima tappa, senza che sorgessero dubbi, fu il bar di Antonio e Cristina. Giunti sul posto i ragazzi si salutarono con grande calore, e poi presentarono Martina, nuova arrivata: Dovrai imparare a fare cocktails straordinari se vorrai tenere alto il nome della Casa di Morgex – fece Antonio ridacchiando con un pizzico di orgoglio - di quelli che facevo io hanno un ricordo speciale…. a proposito, tutti zitti perché conosco i vostri gusti in fatto di aperitivi, e adesso ve li preparo a memoria, uno diverso dall'altro secondo le preferenze di ognuno. Di te, Martina, no, non ho informazioni per sapere cosa gradisci. Fammi tu un amabile a tua fantasia – disse pronta Martina - mi fido della tua fama. Amabile eh? usi già la terminologia corretta – riprese Antonio – complimenti, sei sulla buona strada. E le strinse la mano tornando a sorridere. Mentre bevevano Cristina disse agli ospiti di dare un'occhiata al bar che, nella forma, ricordava una cantina: mobilio, struttura, passaggi, soluzioni e accessori erano nuovi, quasi vergini, e assolutamente in stile moderno, però richiamavano, con diversi particolari, certe vecchie mescite aostane odorose di botti e di grappa: non aveva, questo bar, una vocazione da prime colazioni, ma piuttosto da aperitivi, snack e serate. Sto pensando di mettere un pianoforte - disse Antonio – le idee sono tante…. Dal fondo della saletta era possibile entrare in casa senza uscire all'esterno. Cristina fece strada e spalancò su una bellissima, piccola maison carica di tappeti, tende, trapunte, comodi divani con tappezzerie ricercate, mobili in legno laccato; una tana elegante, dove vivere parte della propria giornata in un ritiro delizioso. Abitare qui dev'essere entusiasmante – disse Giacomo – che ne dici Ethel? Già – fece lei - la mia casetta di Saint Nicolas non è proprio la stessa cosa aggiunse scrollando il capo. Beh, mettiamoci d'accordo – disse Antonio – adesso voi fate tutti i giri che volete, poi fra due ore, verso luna, siete qui a pranzo da noi, e non provate a dire di no perché vi tiro dietro la stampella. Rise, e li guardò con aria interrogativa. All'una – ripeté Cristina – intesi eh? agli altri quattro non venne nemmeno l'idea di opporsi ed annuirono contenti: Ci saremo, ci saremo, non dubitate. Giacomo aveva il suo famoso fuoristrada, che aveva sostituito la coupé scura di un tempo, e perciò non fu difficile risalire il ciglio della Dora per un tratto, abbastanza avanti, fin dove il fiume diventa quasi un rivo; si fermarono e, visto che a terra non c'era umidità, misero un plaid sull'erba e si sedettero tutti e quattro. Attorniati da quella splendida natura, rimasero a parlare e divertirsi fra loro, fino al momento dell'appuntamento. Cristina aveva preparato cannelloni con ricotta e spinaci, una vera delicatezza, e poi cotechino con lenticchie; un bianco di Iesi con il primo, e un rosso del Monferrato con il secondo: per finire, sorbetto al limone con tegole aostane, e spumante secco o dolce a scelta. Quei piatti, cucinati come lei aveva imparato a fare, attraverso un lungo apprendistato alla casa di Morgex, erano ghiottonerie raffinate; Tutto questo ben di dio, in un ambiente incantevole quale la casa di Antonio e Cristina, apparve agli ospiti come qualcosa da mille e una notte.
Nel fuoristrada stavolta entrarono tutti e sei e fecero diversi giri per Courmayeur, non nascondendo la loro grande allegria. Fatevi vivi alla Casa di Morgex – disse Giacomo – faremo tutta una tavolata e ci divertiremo un bel po‟ ; vedrete, Anna sarà contenta. Proprio in quel momento, quasi come se Giacomo se lo fosse sentito, incrociarono la macchina di Mario e Anna. Suonarono forte il clacson e poi, con ampi gesti delle braccia da una parte e dall'altra, accostarono entrambi. Riunitisi, Dovete vedere il bar e la casa ora che sono arredati disse Marco, Ci andremo – rispose Mario – ci andremo di sicuro, ora siamo attesi da amici, qui a duecento metri, marito e moglie di Asti, che Anna conosce da tanto tempo. Ragazzi, passatevela bene, siamo contenti di avervi visti, a presto. Questi amici di Anna erano suoi vicini di casa ad Asti, ai tempi lontani, quando lei lavorava in negozio; si erano frequentati con assiduità in particolare dopo che Anna era rimasta sola; la differenza di una decina d'anni di età fra i due coniugi e Anna non aveva impedito che si stringesse fra loro una forte intesa. A volte desinavano insieme, passavano serate al cinema e si scambiavano favori, quando capitava che l'una o gli altri ne avessero bisogno. I due erano sposati già da un pezzo ma non avevano figli. Qui a Courmayeur disponevano di un appartamento sul viale rettilineo che dal centro parte nella direzione delle pendici del Monte Bianco. Adele li accolse con un sorriso e le braccia spalancate: Ah, proprio in tempo per il tè. Accomodatevi, Sergio è al telefono, ci raggiungerà subito. Questo è il nostro appartamento, è molto piccolo ma funzionale: lo abbiamo avuto consultando un'agenzia di Asti; fra tutto, resteremo qui una ventina di giorni. Caro Mario! – intervenne Sergio – dovevamo venire fino a Courmayeur per conoscerti! Voi ad Asti mai, eh! ? Conversarono per il resto del pomeriggio e poi promisero gli uni gli altri di incontrarsi presto alla Casa: Un posto simpatico – disse Mario – che è diventato il nostro rifugio, e che vale la pena di vedere
Martedì 16 febbraio 2021
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