di Chiara Boi
L’obbiettivo viene puntato ed i clic della macchina sono sempre più rapidi, il diaframma frenetico si contrae sotto la forte luce africana. Lo sguardo esperto dell’artista sa esattamente dove puntare. Quelle immagini cariche di fierezza e nobiltà non rimangono su di una pellicola, ma vengono minuziosamente scelte per rappresentare la natura, la bellezza che cattura, coinvolge e droga l’osservatore. Tutto quello che ci si immagina dell’anima africana, viene messa in posa sulla tela, talvolta grezza, ma poi lavorata con l’aggiunta di colore, ripensata in modo ossessivo per cercare la precisione dell’essere animale ed umano che, per Carrea, sembrano equipararsi. Non è forzoso definirlo un poeta quando descrive, racconta, presenzia un ruggito di un giaguaro, quando ritrae una donna masai con il suo bambino appeso dietro la schiena. Carrea è anche un uomo generoso ed un artista entusiasta del suo amore per il “continente nero”. Ritrae con i suoi olii qualcosa che la mente di chi guarda percepisce con assoluto rispetto, con un’intensità fuori dal tempo. Gli animali selvatici sono nelle riserve e combattono, come gli uomini fuori da esse, per la sopravvivenza, per poter mantenere vivo il carattere e l’unicità delle origini.' L’iperrealismo degli esordi (anni Settanta) sfuma gradualmente nelle opere dell’ultimo decennio dove l’artista sembra più attratto dalla ricerca di contrapposizioni; ecco immagini a specchio, pieni e vuoti, personaggi finiti confrontarsi ad quelli incompiuti (Doppio sguardo Masai, 73x102 cm, acrilico, 2009); (Mezzogiorno, 45x100 cm, olio su tela, 2014). La sua sensibilità sembra essersi concentrata verso un nuovo tempo, così nell’utilizzo del colore quasi psichedelico: il mezzo busto di un leone viene ricoperto da macchie esplosive che vanno a dilatarne la sua rappresentazione, trasfigurandone la natura, facendo, così, pensare ad altro (Come un’esplosione, 70x50 cm, olio su tela, 2012 collezione privata). Lo sfondo nei dipinti di Carrea acquisisce importanza. Infatti, non solo il soggetto principale ha una pelle, delle vene, dei peli perfetti, ma la stessa identica volontà maniacale si manifesta nel riprodurre il contesto: i dettagli inseriti dentro le fibre dell’erba, dentro la corteccia degli alberi, nell’aria che c’è intorno. Il colore reinterpreta lo spazio in un gioco artistico senza fine, modificando la realtà. Emozioni forti, ma descritte da un tempo africano fuori dal tempo.
Gianni Carrea
è nato il 21 febbraio 1942 a Serravalle Scrivia. Laureato in Lettere e filosofia, vive e lavora a Genova gianpitt@libero.it – gianni. carrea@alice.it www.giannicarrea.com
Carmelo Calabria
Ingegnere, vive e lavora a Genova.
Da quasi trent’anni si dedica alla fotografia, con particolare interesse per il reportage di viaggio, per la fotografia naturalistica e sportiva.
È membro dell’Associazione fotografica 36° Fotogramma di Genova.
www.carmelocalabria.it info@carmelocalabria.it, vive e lavora a Genova. Da quasi trent’anni si dedica alla fotografia, con particolare interesse per i reportage.
Venerdì 12 dicembre 2014
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