di Aldo Carpineti
Eravamo un bel gruppo. E ce la spassavamo un sacco. Abbiamo fatto cinque estati, nella prima parte degli anni ’60, a Ollomont, una località della Val d’Aosta situata in una zona laterale rispetto a quella del Gran San Bernardo, la Valpelline.
Avevamo una casa isolata rispetto alle altre, ed eravamo insieme ad una famiglia di cari amici. Davanti a casa una ampia aia permetteva giochi diversi, il pallone, il volano, le bocce.
Passavamo a Ollomont quasi tutto luglio e tutto agosto. Poi avevamo a disposizione ancora il mese di settembre prima di rientrare a scuola.
Ollomont era un bel posto, una montagna ancora parecchio primitiva, c’era l’essenziale, un solo negozio dove fare la spesa e comprare La Stampa. Al mattino si beveva il latte appena munto dopo averlo bollito. E si faceva la panna.
In lontananza monti imponenti come il Grand Combin (che supera i 4000 metri) e il Velan, difficile da scalare anche per gli arrampicatori provetti. Incombente il triangolo aguzzo del Monte Berio.
Ollomont, non lontano dal confine con la Svizzera, era la base anche per viaggi in paesi esteri. Si raggiungeva Martigny e poi le destinazioni potevano essere tante.
Scendendo a valle, invece, si raggiungeva Aosta, città elegante delle sue vie e della piazza Chanoux, dove c’era una pasticceria con i fiocchi. Le tegole aostane erano biscotti secchi dal sapore inconfondibile.
La sera si beveva un goccio di Genepy, invariabilmente della Ottoz, perché era il migliore. E si andava a dormire presto.
L’acqua delle fontane era fresca e gradevole, funghi e frutti di bosco non mancavano. La valle era molto verde perché abbastanza piovosa, ma anche le giornate di pioggia erano qualcosa da accogliere senza obiettare. Una caratteristica del posto e perciò rientrante nell’ordine delle cose.
Giovedì 18 giugno 2020
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