di Aldo Carpineti
Capitolo ventesimo
La grande forza di Giacomo e Marco consisteva nell'essere intercambiabili: di conseguenza chi passava di lì una seconda volta era sicuro di ottenere gli stessi servizi in qualsiasi momento della settimana e della giornata. I due infatti avevano attrezzato l'area anche per interventi meccanici purché di entità non troppo impegnativa, e diversi conducenti di autotreni avevano preso l'abitudine di fare presso i due ragazzi l'ultima revisione prima di imboccare il tunnel, contando sul fatto di non dover abbandonare la strada statale e di risparmiare perciò tempo prezioso e manovre complicate. In una serata d'inverno, particolarmente nebbiosa, intorno alle ventuno, mentre Giacomo e Marco erano a cena nella casa, furono raggiunti da due agenti di polizia, che spiegarono: C'è stato un incidente un chilometro più a valle e può essere utile il vostro aiuto: alcune auto ed un autotreno si sono tamponate a catena, e c'è necessità che diate una mano per farle ripartire, almeno qualcuna di esse, in modo da liberare la strada al più presto possibile. I due raggiunsero il posto. Si considerò più urgente riparare prima l'autotreno, poi due macchine si rimisero in moto e soltanto la terza, seriamente danneggiata, fu rimorchiata, col fuoristrada di Giacomo, nell'area del distributore in attesa di interventi più specializzati: il giorno dopo, al mattino presto, partì un carro attrezzi da Aosta. La vicenda si riseppe fra gli abituali frequentatori di quel tratto di strada, e Giacomo e Marco ne ebbero un'ottima pubblicità. Quando Cristina era libera dall'impegno nel bar, i due ragazzi andavano spesso a passare la serata da lei e da Antonio, e a tutti e quattro piaceva guardare le diapositive ed i film delle scalate di questi, che era felice di poterle illustrare agli amici. Disponeva di cartine molto particolareggiate e per ogni località era possibile abbinare il punto con le fotografie scattate nell'occasione del passaggio. Antonio poi era solito accompagnare le illustrazioni con una grande quantità di spiegazioni sulle difficoltà incontrate nella salita e le bellezze naturali che gli si erano aperte alla vista.
Del resto Antonio non aveva perso la passione di arrampicare e, ogni volta che gli era possibile, da solo o in compagnia, prendeva la via della montagna. Nel primo pomeriggio di una domenica d'estate, durante una scalata alla Becca di Viou, alle spalle di Ollomont, giunto quasi a metà della piramide finale, l'appiglio di roccia friabile cui Antonio si aggrappava con la mano sinistra si frantumò ed egli si staccò dalla parete; precipitò all'indietro, il chiodo di sicurezza si sfilò per lo strappo del peso del giovane, ed egli fece un volo nel vuoto di una ventina di metri, atterrò di schiena sulla morena sottostante che scivolando verso il basso attutì il colpo, e lo fece rotolare fino quasi a valle. Dal paese più di una persona, che seguiva la scalata, aveva osservato la scena, e immediatamente venne dato l'allarme; Antonio era certamente ancora vivo, perché chiedeva aiuto a gran voce: una squadra di soccorritori partì in tempi strettissimi da Ollomont e recuperò il giovane che mostrava tumefazioni sul viso, probabilmente per la caduta delle pietre che aveva trascinato con sé, e lamentava forti dolori alla schiena e difficoltà nel muovere gambe e braccia. Un'ambulanza lo portò all'ospedale di Aosta dove i medici si riservarono la prima prognosi. Nel frattempo, subito avvertita, era arrivata ad Aosta Cristina, accompagnata dal fratello Giacomo. Signora – disse il primario uscendo dal suo studio - dalle lastre che abbiamo fatto alla schiena risulta che suo marito ha subito due piccole lesioni alla colonna vertebrale: credo che, da qui a un paio di mesi potrà spostarsi, ma avrà bisogno dell‟ aiuto delle stampelle; le braccia sono interessate meno gravemente delle gambe. Dovrà comunque fare molta fisioterapia. Rimarrà un paio di settimane in ospedale con noi, perché si possa cominciare la cura riabilitativa, poi potrà tornare a casa. Posso vederlo? chiese Cristina. Non ora, perché ha bisogno di riposo. Stia tranquilla, il personale specializzato non lo perde mai di vista. Cristina dimostrò una forza d'animo superiore ad ogni aspettativa e quando Antonio lasciò l'ospedale i due fecero lunghe conversazioni per stabilire insieme quale avrebbe potuto essere la migliore organizzazione della loro vita e della loro giornata in questa nuova condizione. Decisero di chiedere ad Anna di ritornare ad avere una camera nella casa, per evitare spostamenti e in modo che Antonio potesse lavorarvi, non essendo pensabile che potesse proseguire la sua attività in carrozzeria. Egli avrebbe certamente fatto la sua parte, in modo comunque più che apprezzabile, al banco del bar, dove i movimenti avrebbero potuto limitarsi a poco spazio, con Cristina che gli dava una mano nel servire i clienti ai tavoli. Anna li favorì in ogni modo. Anche in quella occasione il profondo spirito che univa le persone che avevano riferimento comune a quella casa ebbe una nuova puntuale conferma. Antonio acquistò la cyclette e le altre macchine per la terapia agli arti e ogni giorno non tralasciava di fare gli esercizi prescritti. Si abituò a stare al banco; anche i movimenti, dopo un po‟ di tempo, diventarono metodici; il giovane affrontò questa nuova realtà con la stessa determinazione con cui aveva cominciato ogni esperienza diversa; fu di grande importanza la vicinanza fisica di Cristina, con la quale poteva scambiare più che qualche parola e che frequentemente si spostava dalla cucina per vederlo ed aiutarlo, soprattutto in sala. Come a volte accade, la loro unione e la loro intesa crebbero ancora, dopo la disgrazia. Spesso, nei giorni di libertà, Cristina, presa la macchina, portava Antonio a vedere le sue montagne, il Gran Paradiso, il Monte Bianco, il Grand Combin, la Grivola, il Cervino; e Antonio si appagava anche soltanto del loro spettacolo. E altre volte tornavano con quella Volkswagen maggiolino verde a prendere un aperitivo al Caffè della Posta, nel centro di Courmayeur dove i camerieri, vedendoli arrivare, preparavano senza indugi un aperitivo alla frutta con spumante dolce per lei e mix di Campari, Aperol, gin per lui.
Sabato 6 febbraio 2021
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