di Aldo Carpineti
Si è esibito nei giorni scorsi al teatro Govi di Genova Bolzaneto un cantante noto negli anni ’60 per essere il leader del gruppo dei Rokes, interpreti di diverse canzoni di successo fra le quali notissime Ma che colpa abbiamo noi e E la pioggia che va.
Staccatosi dai Rokes nel 1970 Shapiro è rimasto nel mondo della canzone anche come compositore ed ha fatto frequenti puntate in quello del teatro di prosa.
I Rokes e Shapiro hanno rappresentato fra il 1965 e il 1969 ciò che più tipicamente esprimeva in Italia in quel periodo la cosiddetta canzone di protesta. Una contestazione tuttavia sempre nei limiti del consentito del bonario e del quasi famigliare. Ai genitori sessantottini non dispiaceva comperare i dischi di questi gruppi per i figli adolescenti che spesso vivevano soltanto in quel modo le lacerazioni del momento, assai profonde invece per altre parti non irrilevanti della gioventù di allora.
E tuttavia certamente questi brani hanno avuto il loro peso nel provocare quella che, intorno al ’68, è stata una vera rivoluzione dei costumi. La musica in generale ha interpretato un ruolo di importanza primaria nel cambiare i gusti e le abitudini delle persone. Dalla mentalità espressa nei testi, anche se quasi sempre fondamentalmente innocenti, all’abbigliamento e al look degli interpreti e del loro entourage.
Da canzoni eternamente omologate come quelle interpretate da Claudio Villa, Achille Togliani, Tonina Torielli si passava infatti in quegli anni a qualcosa che rappresentava, nel suo mondo, una rivoluzione globale. E Domenico Modugno, pur parlando sempre e comunque d’amore, era stato un precursore del cambiamento.
La riconosciuta qualità delle canzoni e la passione dei giovani di allora per la musica leggera erano motori efficaci per la diffusione di questa azione trasformatoria che si verificava assieme a quelle più eclatanti della protesta di piazza e della disubbidienza alle regole del pacifico convivere.
Shel Shapiro è rimasto negli anni un bel personaggio, le cronache sono tornate su di lui di tanto in tanto quando le sue attività toccavano, soprattutto a livello locale, come in questa occasione, le corde di una non sopita curiosità per protagonisti di questo genere e di questo ambiente. Oggi che ha 74 anni, Shel si può ancora permettere di essere un simbolo per molti.
Domenica 12 novembre 2017
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