di Francesca Camponero
Diciamo la verità qualche dubbio su questa seconda edizione del Festival Internazionale di Nervi la avevamo tutti. La prima perplessità sulla riuscita della serata arrivava dalla metereologia. Il cielo sarebbe stato clemente dopo i vari tuoni del pomeriggio?... Sì, il cielo lo è stato, regalando una splendida serata in cui le nubi hanno deciso di tenersi lontane dai parchi sopra i quali si ammirava anche un cielo stellato.
Altra perplessità la si nutriva riguardo il posizionamento delle sedute in platea che dalle foto che giravano sui giornali e sui social facevano indravedere qualcosa di non adatto alla visione della danza. Ebbene, grazie forse a qualche adattamento all’ultimo momento, le potrone (a giusta distanza precauzioni covid) sono state sistemate a scacchiera e certamente non ci sarà stato nessuno che potrà lamentare il fatto di non aver visto il palco e quanto succedeva sopra.
Ultimo punto interrogativo era fornito dallo spettacolo, in prima assoluta, che però lasciava sperare molto bene sulla qualità in quanto i nomi degli artisti a cartellone erano dei più noti al mondo sia per quanto riguarda la musica che la danza. In primis parliamo del violoncellista Mario Brunello e della pianista Beatrice Rana, che hanno accompagnato le varie étoiles, come Silvia Azzoni e Alexander Ryabko dell’Hamburg Ballet, Iana Salenko e Marian Walter dell’Opera di Berlino, Hugo Marchand primo ballerino dell’Paris Opera ed i giovani Matteo Miccini e Sergio Bernal.
Un cast scelto con intelligenza da Daniele Cipriani che da molti anni nel campo della danza non sbaglia una mossa. Intraprendente, coraggioso, lungimirante, Cipriani ha indubbiamente una marcia in più e lo ha dimostrato a pieni voti ieri sera portando sul palco di Nervi un prodotto di alto livello che ha soddisfatto anche i più titubanti nostalgici del vecchio festival diretto da Mario Porcile.
Duets and Solos è stato molto di più di una serata di musica e danza, un’ exploit di oculatezza che insieme alla forza dell’arte, ha ancora una volta confermato quanto la gente, nella propria vita, abbia bisogno del bello. Il bello è tutto, anche nel periodo del corona virus. Il bello riscatta, il bello conquista, il bello riconcilia e, per dirla banalmente, rende tutti più felici. Ed il mondo ha bisogno oggi più che mai di essere felice.
Lo spettacolo della durata di due ore senza intervallo non ha annoiato un attimo. Tra le esecuzioni migliori senza dubbio quelle degli assoli maschili ad opera di Sergio Bernal ne Le cygne di Saint Seans con coreografia di Ricardo Cue, Matteo Miccini nel Notturno op. 9 n. 1 di Chopin con coreografia di Edward Cluge e del grande e prestante Hugo Marchand ( 1,92 mt di altezza!)in una splendida coreografia Suite of Dances su musiche di Bach, che Jerome Robbins aveva creato per Mikhail Baryshnikov.
Ma bisogna essere onesti fino in fondo affermando che la parte del leone della serata è stata sostenuta dai due strumentisti. I momenti di sola musica sono stati infatti quelli che hanno fatto arrivare dalla platea i “bravo”che la danza non è riuscita a strappare. Mario Brunello e Beatrice Rana ci hanno letteralmente estasiati con le loro interpretazioni insieme nella Quadrille per violoncello e pianoforte (dal secondo atto dell’opera Not Love Alone) di Rodion Shchedrin, e poi singolarmente. Brunello nella Ciaccona dalla Partita n. 2 in re minore per violino di Bach, sul suo “violoncello piccolo”, uno strumento storico assai raro che ha la stessa accordatura e agevolezza del violino, ma una risonanza simile a quella del violoncello. E la giovane pianista in una personalissima interpretazione de La Valse di Ravel in cui ha svelato anche ai genovesi di quanto è capace.
In conclusione, per quanto visto ieri, non si può che fare un plauso a tutti gli organizzatori di questa nuova edizione del Festival, Comune di Genova, Regione Liguria, Teatro Carlo Felice di Genova, in collaborazione con Porto Antico s.p.a.
Unica stretta al cuore è stato vedere all'ingresso il raduno con striscione dei lavoratori di Emergenza Spettacolo Liguria con scritto "Convocateci dal vivo". In effetti non tutti in questo momento hanno il privilegio di lavorare, e questo non è giusto quando si parla di lavoratori della cultura.
Sabato 18 luglio 2020
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