di Aldo Carpineti
Si è svolto nei giorni scorsi al Centro Banchi di Genova il convegno dal titolo L’Europa: quali proposte per uscire dalla crisi, promosso dal Movimento Federalista Europeo e sostenuto da diverse organizzazioni di ispirazione cattolica.
Nell’occasione abbiamo incontrato Piergiorgio Grossi, segretario del Movimento Federalista Europeo di Genova che ci ha dato diversi aggiornamenti circa gli attuali indirizzi del Movimento, riassunti nel documento denominato New Deal For Europe, alla luce dei principi di stampo roosveltiano e delle filosofie keynesiane.
I cardini della iniziativa promozionale del Movimento possono riassumersi in tre punti:
1. Programma straordinario di investimenti pubblici dell’Ue per la produzione ed il finanziamento di beni pubblici europei (energie rinnovabili, ricerca, innovazione, reti infrastrutturali, agricoltura ecologica, protezione dell’ambiente e del patrimonio culturale etc.)
2. Fondo europeo straordinario di solidarietà per creare nuovi posti di lavoro, soprattutto per i giovani
3. Incremento delle risorse proprie del bilancio europeo tramite una tassa sulle transazioni finanziarie e una carbon tax
Secondo Grossi è necessario abolire il diritto di veto di un solo paese dei 28 su fisco e politica estera (la situazione attuale integra un caso di dittatura delle minoranze) e dotare la Ue di risorse proprie: attualmente le entrate della Unione si limitano ai dazi esterni ed a una piccola percentuale sulle Partite Iva; tutto il resto (circa l’80%) è rappresentato dai contributi autonomi degli Stati membri.
Oggi dalla crisi – dice Grossi – si esce attraverso investimenti, cioè spese che facciano rientrare i disoccupati i quali a loro volta si mettano a spendere; Così fece Roosvelt e così si mette in moto l’economia secondo Keynes: bisogna stampare soldi anche al limite dell’inflazione. In questo momento nessuno applica la ricetta perché ci sono troppi debiti, perché c’è la crisi mondiale, molti danno la colpa all’Euro.
Devono essere previste due essenziali fonti di entrate; la prima è la tassazione delle transazioni finanziarie, con la quale si arriva anche al risultato di colpire gli speculatori; vanno tassati per lo 0,1% gli acquisti di azioni e per lo 0.01% i derivati. La seconda il sanzionamento delle emissioni di CO2 attraverso cui si riducono anche i gas presenti nell’aria; partendo dai principi del Protocollo di Kyoto, chi non riduce viene tassato proporzionalmente. In questo modo si arriverebbe ad entrate autonome per la Ue che permetterebbero un piano di investimenti massicci in assunzioni; altri obbiettivi sono da individuare in ricerca, energia alternativa, difesa del territorio: questi stessi obbiettivi creano occupazione.
Che cosa è il New Deal 4 Europe? Una raccolta di firme di cittadini (fra marzo 2014 e marzo 2015) da tradurre in norma europea che dia spazio agli enunciati criteri: risorse proprie della Ue per investire.
Che cosa può fare la neo-eletta ministro Mogherini su questi temi? Molto, in realtà, perché nell’ambito della Commissione, formata da 28 membri, fa parte, essendo ai vertici come responsabile degli Esteri, di quei 7 membri che hanno una posizione di particolare rilievo e peso decisionale.
Sabato 29 novembre 2014
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