di Aldo Carpineti
La vita non ci chiede di essere perfetti. Difficilmente si può fare della propria vita un capolavoro; è invece proprio saper riconoscere e tollerare le proprie imperfezioni davanti a sé ed agli altri che ci rende forti.
Non ci è richiesta una correttezza sempre coerente ed univoca. Al contrario meglio se siamo anche un po canaglie. Parlo per me, gli altri hanno poi tutto il diritto di fare le proprie scelte esistenziali. Importante è il rispetto di fondo: e non tradire le buone intenzioni, il buon senso e la buona volonta altrui.
Si può vivere in tanti modi, perché tante sono le idee e le inclinazioni, io mi riconosco in una vita che ha varietà di comportamenti e di sentire, non sempre uguale a se stessa. Pochi invece sono i principi essenziali, non è il caso di elencarli, ognuno può riconoscerli secondo la propria coscienza.
Le circostanze hanno mille sfumature e mille possibilità di approccio. Esiste anche il nero e il bianco, ma non tutto è sempre così distinguibile. Però quel che è profondamente nostro lo ritroviamo adatto al mondo intero, parlare di Kant e di Hegel può avere aspetti che si avvicinano al parlare di Genoa e Sampdoria: i nessi fra le cose sono infiniti. E sono quelli che derivano dalla nostra stessa natura, relativa e complessa, dalla nostra umanità.
Ritrovo in molti affinità con me, certo non identità. La tragedia è quando si è convinti di essere nel giusto senza dubbi. Quando si pretende che le proprie convinzioni, che sono sempre soggettive, abbiano caratteri di assolutezza e oggettività. A priori, di indiscutibilità. Mi sembra che questi atteggiamenti pecchino gravemente di presunzione. Rispetto tuttavia anche queste scelte, purché non siano invasive della mia vita né dei miei modi. L'intenzione migliore non passa attraverso forzature. E la libertà delle coscienze rimane, assieme a quella economica, quella essenziale e sempre da rispettare, purché sia rispettosa.
Sabato 10 aprile 2021
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