di Aldo Carpineti
Quando ero ragazzo (molto tempo fa, anni ’50 e ’60) si insegnava, soprattutto nelle scuole, a contentarsi della propria condizione. Mettersi il cuore in pace era, a quanto pare, la migliore delle soluzioni.
Oggi non c’è, almeno nella nostra società occidentale, chi non desideri e non provi, in una maniera o nell’altra, a modificare il proprio status personale, sociale, economico.
Anche se non è nelle mie abitudini ragionare per linee di principio, fra l’uno e l’altro dei due atteggiamenti preferisco di gran lunga il secondo. Una vecchia canzone di Sergio Endrigo diceva: - Chi si contenta muore… e non lo sa. - Sempre che la scalata al miglioramento sia intrapresa con criteri e modalità leciti e non travalicanti la libertà ed il diritto degli altri.
Eppure, in genere, anche questa legittima spinta trova nella realtà e nelle circostanze resistenze di ogni genere. Si direbbe che si scatenino forze contrarie e invisibili, ma reali.
Certo è una legge fisica che ad ogni azione corrisponda una reazione uguale e contraria, che ha forse esistenza e vigore anche nella società, nel convivere di noi umani, nelle aggregazioni cui l’istinto associativo e le esigenze di comunicazione portano un po tutti a fare riferimento.
Sia questione di confusione diffusa, di invidie, di pretese di conservazione dei propri privilegi, le forze sociali preesistenti esercitano, spesso proprio sui più rispettosi dei diritti altrui, pressioni di ogni genere tendenti a ricacciare gli sforzi là da dove sono venuti. E ciò avviene non soltanto fra soggetti di opposti schieramenti ed interessi, ma anche nell’ambito delle stese affinità di pensiero e persino di affetti.
Se vi aspettate che a questo punto vi presenti una soluzione, rimarrete delusi. Queste mie considerazioni rappresentano soltanto un prendere atto di uno stato di fatto, di una realtà. Ognuno deve trovare de sé le strade più adeguate al proprio carattere ed alle proprie inclinazioni facendo riferimento a modalità individuali piuttosto che a sistemi organizzati o viceversa; o addirittura agli uni e agli altri contemporaneamente.
In questa sede ritengo sufficiente rilevare un dato, a ciascuno di noi scegliere i propri criteri più opportuni per venirne a capo.
Martedì 14 marzo 2017
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