di Aldo Carpineti
Le aspirazioni e le aspettative di chi vive il mondo di oggi si sono trasformate. Un tempo neanche troppo lontano la famiglia e il lavoro esaurivano per la maggior parte della gente le scelte della propria vita.
Oggi non è più così. Il mondo è cambiato, sono cambiate soprattutto le mentalità. La carriera e il matrimonio non sono più le finalità classiche del nostro vivere. Non è una considerazione di valore, è la presa di coscienza di un dato di fatto. Si hanno aspirazioni personali tali, oggi, da indirizzare i comportamenti verso modi che hanno peculiarità proprie per ciascuna persona. Ognuno tende a condurre la propria esistenza secondo le inclinazioni che più gli assomigliano.
Ne è conseguenza che soltanto alcuni confermano la preferenza per il lavoro a tempo indeterminato, una volta la più classica delle scelte nei rapporti con il proprio datore di lavoro. Tanti preferiscono un impegno che sia adattabile e compatibile con desideri diversi, siano essi quelli di vivere liberati dalla abitudine alla timbratura del cartellino, siano l’anelito a viaggiare o a soggiornare abitualmente in luoghi che rispondano meglio all’esigenza di stare bene ed in armonia con l’ambiente, e di lavorare con tempi di volta in volta adatti.
Nasce così il concetto di smart working, molto diverso dalla applicazione che se ne è fatta in tutta fretta col sopraggiungere della pandemia, quest’ultima più vicina all’antico lavoro a domicilio che a concezioni nuove della organizzazione del lavoro. La più importante e maggiore differenza consiste nella considerazione che quanto applicato nei giorni del virus è derivato da una scelta del datore di lavoro. Al contrario l’iniziativa dello smart working o lavoro agile deve essere del lavoratore, compatibilmente con le esigenze dell’azienda. Ciò per permettere una vita più rispondente all’intimo sentire stessa delle persone, al loro animo e alle diverse aspirazioni umane di esse.
Pare una frase banale, eppure ci troviamo nel bel mezzo di un momento che può rappresentare una svolta epocale nei nostri stili di vita. Si pensa in modo diverso, si lavora in modo diverso, si abita in modo diverso e così anche la scelta della propria casa ricade su ambienti più vasti ed accoglienti, capaci di una contemporanea presenza di più soggetti ciascuno con la propria occupazione. Si sceglie il luogo dove vivere, avendo la possibilità di lavorare da distanza, si ricercano spazi e pertinenze alla abitazione che permettano una permanenza più agiata e confortevole. Spesso in località che rispondano a criteri di estetica che vale: nella propria casa di campagna per alcuni, negli ameni ambienti marini del meridione italiano per molti altri.
Mutevole è anche il modo di comunicare, la tecnologia trasforma la comunicazione in maniera sempre più accelerata. Traguardi negli aggiornamenti digitali si susseguono a nuovi traguardi con successioni impressionanti. Anche sotto questo profilo chi sarà più adatto e capace di destreggiarsi fra le onde del cambiamento avrà più probabilità di essere soddisfatto nei propri percorsi.
Senza contare i fenomeni già in atto prima del sopraggiungere del Covid19: i flussi migratori sempre più consistenti, l’abbattimento delle distanze e delle barriere fra Stati, la globalizzazione dell’economia, la sparizione della classe borghese, la redistribuzione in forme modificate del reddito fra le persone, una precarietà in tanti aspetti che è rispondente poi sostanzialmente alla stessa precarietà della Natura e delle cose. Persino le stagioni modificate da nuove condizioni meteorologiche, manifestazioni nelle temperature e nelle precipitazioni atmosferiche che ci paiono inusuali rispetto al passato: ere geologiche che un tempo richiedevano centinaia d’anni oggi si succedono in pochi decenni.
Tutto ciò porta ad essere diversamente da come erano abituati i nostri genitori, da come eravamo abituati noi stessi; i nostri figli stanno cercando la loro strada riconoscendo che queste sono le condizioni attuali del nostro vivere. Intestardirsi a pensare di tornare come prima pare un desiderio anacronistico, fuori dei tempi: più ragionevole sarà cercare le soluzioni migliori nella realtà contemporanea.
Si dice spesso che un tempo esistevano i valori, che oggi non ci sono più. Ma è proprio vero? Si viveva in funzione del raggiungere attraverso la propria posizione lavorativa uno status sociale brillante e per portare ai propri famigliari il maggior numero possibile di beni di consumo che li rendessero felici. Oggi, volenti o nolenti non è più così; lo stato di necessità, ma non soltanto quello, ha invece portato a dare importanza ad aspetti dell'esistenza che sono più elementari: vero che la tecnologia ci rende tutti ultramoderni, ma anche vero che stiamo riscoprendo scelte legate alla vita più naturale e meno legata al possesso; è un passo indietro o un progresso? sarà l'uno o l'altro a seconda di come sapremo costruirci il futuro immediato.
Lunedì 3 maggio 2021
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