di Francesca Camponero
Dopo diversi minuti a sipario chiuso in cui un valzer triste suonato al pianoforte introduce già in un'atmosfera cupa, quando poi si apre la scena tutto è ancora peggio. Una stanza da letto ampia e sfarzosa in cui troneggia un letto di morte che accoglie una donna anziana, oramai alla fine dei suoi giorni è il quadro voluto dal regista Giovanni Anfuso per raccontare il testo di Furio Bordon "Un momento difficile".
Un testo probabilmente autobiografico, carico di significati e di ricordanze e che mette alla prova i quattro interpreti, che rievocano tanti momenti della vita, facendo tornare vive situazioni ancora difficili da digerire, che coinvolgono figure importanti nella crescita e nella vita di ognuno come nonni, zii e soprattutto genitori.
Il protagonista è visibilmente stanco di una situazione che non sopporta più, quella di una madre lettata che tarda a morire a cui è legatissimo, questo lo si capisce bene, ma da cui in passato non è stato molto amato. Nel buio di una stanza maleodorante gli appaiono i fantasmi dei genitori quando ancora erano giovani giovani a cui pone domande mai poste, a cui esterna paure, rimorsi, aspettative deluse e soprattutto tira fuori parole mai pronunciate. Due presenze evanescenti, ma in dialogo continuo che movimentano l'ultima serata che lui passerà ancora con la madre viva.
E sono proprio quei due fantasmi che si porteranno via la vecchia mamma che malgrado l'avanzata demenza senile, non si fa scrupoli di umiliare il figlio ormai vecchio anche lui, insultandolo e trattandolo ancora come un bambino capriccioso.
Lo spettacolo che dura circa 80 minuti va avanti fluido, per carità, ma a parte le recriminazioni varie tra genitori e figlio non tira fuori nessuna storia riguardo il protagonista. Chi è quell'uomo che accudisce ancora la madre? qual'e stata la sua vita? perchè è ancora lì e non ha una vita propria?... insomma tutto è lasciato in disparte per lasciar spazio al fatidico momento finale in cui la madre giovane succhia l'ultimo respiro alla madre vecchia sul letto. Un momento drammatico e, come dice il titolo, difficile, a cui mai nessun figlio è pronto e in cui Massimo Dapporto tira fuori tutta la sua bravura nel ripetere nel buio della stanza "mamma, mamma, mamma"prima implorando forse un segnale di ripresa e poi rivelando uno smarrimento che precede una disperazione inevitabile.
Lo spettacolo è una coproduzione Stabile di Catania e Stabile del Friuli Venezia Giulia e l'utlima replica a Genova è stata oggi al Teatro della Corte.
Domenica 24 febbraio 2019
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