di Aldo Carpineti
Una interessante carrellata sulla anormale normalità dei tempi di oggi. Ritengo personalmente che fare confronti fra l'era che si vive e quelle del passato, recente o no, sia una operazione non soltanto estremamente ardua ma anche del tutto inutile. Quando qualcuno si sofferma su tali confronti, siano essi dissertazioni da specialisti o chiacchiere da bar, soprattutto con riferimento agli anni del '900, sono portato a pensare che nella prima metà di quel secolo il mondo ha conosciuto due sanguinosissime guerre mondiali, combattute europeo contro europeo a volte a colpi di baionetta. Il che può fare pensare ai reali eroismi vissuti in queste circostanze, ma può anche farci soffermare sull'altro lato della medaglia rappresentato dalla smisurata tristezza di una morale che porta a uccidere. Per quanto riguarda la seconda metà del '900, essendo io nato nel 1949, ed avendo quindi vissuto l'intero periodo, non posso non ricordare come gli anni '50 e '60 fossero caratterizzati da una morale ipocrita, bigotta, falsamente perbenista e non meno arrivista di quella di oggi. Basti pensare che ancora negli anni '50 l'adulterio della donna era considerato un reato punibile con il carcere e quello maschile era giuridicamente ininfluente, come in quegli anni le diversità fossero bollate per una vita intera: le ragazze madri, i separati, gli omosessuali, i meridionali in Italia; come la facciata fosse considerata importante, come si vivesse in funzione di quello che dicevano i vicini. Tutto ciò, malgrado le tante magagne presenti, oggi è stato spazzato da una ventata di libertà di pensiero e di coscienze. Sono sorti problemi maggiori? Non mi pare, sono sorti dei problemi nuovi, questo è certo, perché ogni tempo vive i suoi, tuttavia alla soglia dei miei 73 anni, dico e confermo a chi mi coinvolge in simili considerazioni, che non vorrei tornare alle abitudini, al pensiero ed alla morale del '900. Posto questo come indispensabile premessa, credo sia oggi necessario scoprire il desiderio di bene intelligente presente in molti, evitare di pensare che tutto sia compromesso o destinato a fallire, trovare una intesa su basi comunemente utili e su soddisfazioni collettive e individuali. Sia urgente scoprire una alleanza su ciò che costruisce perché tanti sono quelli che apprezzano tale scelta. Ed il primo passo da affrontare è riconoscere l'utile e il benefico che è presente in ogni persona, valorizzarne la speranza di bene e la tensione al miglioramento e spendersi in tal senso in prima persona. Una utopia? Non credo. Le teorie filosofiche, quelle sociologiche, quelle della psicologia e della scienza hanno comuni tendenze al pessimismo ed al malinconismo, l'impulso umano no, ha spinte e iniziative che possono far diventare a portata di mano qualsiasi traguardo.
Lunedì 17 gennaio 2022
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