di Gutti Carpineti
INIZIO DELLA MISSIONE IN BRASILE. ANNO 1978
«Dite alla figlia di Sion, ecco, il tuo Re viene a te mite» (Mt. 21, 5)
Ringrazio Dio per il buon felice esito del viaggio e per i doni che Lui sparge lungo il mio cammino tutti i giorni. Per dovere di cronaca devo dire che le partenze sono state due: confratelli e amici, con pullman e macchine, mi hanno accompagnato fino all’aeroporto; era tutto organizzato per viaggiare insieme a P. Eugenio Spoto, pioniere della missione degli Agostiniani Scalzi in Brasile. Rientrava dopo un breve riposo in Italia. Viaggiare insieme a lui mi dava una certa sicurezza, data la mia personale timidezza. Ma quel giorno c’era sciopero ed era uno sciopero a singhiozzo: il fatto è che mentre eravamo uno dietro l’altro per il check in, lui è partito ed io sono rimasto indietro, perché proprio in quel momento lo sciopero è ricominciato di nuovo. Il Signore da un lato mi voleva dire di appoggiarmi di più su di Lui e non sulle persone umane, e, d’altra parte, si sa che, quando le prospettive del bene sono grandi, c’è sempre qualcuno che le vuole bloccare. Ma non c’è riuscito! Infatti la seconda partenza, una settimana dopo, è andata a buon termine.
Come il giardiniere vede crescere ogni giorno un fiore prezioso e ne coglie il profumo in attesa di nuovi germogli, così ogni giorno anche noi aspettiamo la realizzazione delle promesse di Dio e siamo in attesa riconoscente di quello che il Signore ci darà. Il più delle volte sono delle sorprese: è bello aprire le mani e accogliere i suoi doni, ogni cosa, anche se tante volte ci sembrano un pò strani e non ne capiamo la destinazione.
Arrivato in Brasile devo fermarmi a Rio almeno fino a Pasqua, per le pratiche del visto permanente. Sono quaranta giorni di deserto per raggiungere la terra promessa: ecco il primo regalo! Che dono è il silenzio! Il non poter parlare con gli altri è occasione per parlare con Dio.
Il primo giorno, dopo il mio arrivo, celebro la prima Messa in portoghese e accade un fatto strano, che richiama alla mente la Pentecoste: quando parlo italiano o pseudo-portoghese, la gente dice: «Como fala (parla) bien portugues!».
Che umorista però è il Signore: quando parlano gli altri, io non capisco!
A Rio trovo un cristianesimo vivo, giovane, ma anche tanto lavoro e pochi sacerdoti. La Parrocchia è divisa dall’unica strada, un’avenida a dodici corsie, che immette in città e comprende undicimila favelados, cioè gli abitanti di quei grandi agglomerati di baracche che punteggiano come alveari tutta la città. Ci sono montagne di rifiuti, odori impossibili, manca l’acqua e c’è gente di ogni tipo: bianchi, mulatti, neri, scalzi, analfabeti, seminudi, senza lavoro. Tutti figli di Dio con un’anima da salvare!
Che fare? L’unica soluzione è cercare prima di tutto il regno di Dio e la sua giustizia. Tutto il resto verrà…
Parlavo prima dell’accoglienza dei doni di Dio: ora aspetto con ansia di vedere come il Signore mi metterà in contatto con la «Renovacao carismatica cattolica», cosa che non si fa attendere. Nella casa dove abitavo con i confratelli non conoscevano il Rinnovamento direttamente, ma già il secondo giorno, curiosando tra i vari libri della biblioteca, scopro un titolo ben noto: «O Espirito Santo, nostra esperanca» del cardinal Suenens, che in Italia non avevo mai avuto il tempo di leggere. Quanto è provvidenziale il Signore! Qualche giorno dopo, durante un incontro fra catechisti, trovo un libretto che porta sulla copertina l’immagine di due mani alzate: era un libro di canti del Rinnovamento, tra cui molti conosciuti. Lì trovo l’indirizzo del centro brasiliano di preghiera. Ma non basta! Qualche giorno dopo, arriva alla casa una signora che ha bisogno di cure mediche e che ospitiamo per qualche giorno; da lei vengo a sapere di alcuni protestanti che fanno preghiere di guarigione e mi faccio dare le informazioni necessarie. In seguito capito «per caso» nel negozio delle Edizioni Paoline, dove trovo i libri di Serafino Falvo. Acquisto anche altri due libri: la continuazione de «La croce e il pugnale» di David Wilkerson e la continuazione di «Dalla prigione alla lode» di Merlin Carothers, due libri meravigliosi perché Dio è meraviglioso. Chiedo anche se qualcuno, nel negozio, sia a conoscenza di qualche gruppo di preghiera e mi indicano un Padre Benedettino, coordinatore di un gruppo. Dio è già all’opera; infatti, con la scusa di aiutarlo nella letture, ho fatto leggere il libro ad un ragazzo che ne è rimasto entusiasta: il capitolo in questione riguardava l’Eucarestia e la guarigione.
È veramente meraviglioso vivere di fede!
Se ti trovi in difficoltà, senza via d’uscita, rivolgi una preghiera al Signore e vedrai che, senza accorgertene, ne sei già fuori. Magari la situazione è rimasta la stessa, ma, dalle conseguenze interiori, si vede come il Signore sia presente e all'opera.
Spesso mi sento come il personaggio del libro «Il contrabbandiere di Dio» che, in questi giorni, sto leggendo ai seminaristi, in cui appare chiara la Provvidenza di Dio: il mio passaporto, ottenuto all’ultimo minuto, le due mila uova ricevute provvidenzialmente per la festa del Seminario, i gruppi dei giovani senza Bibbia (i primi gruppi dei giovani dei dintorni, preparati per la «preghiera di effusione dello Spirito» senza Bibbie, che non avevamo ancora) e, in particolare l'aver compreso che l'educazione vocazionale dei seminaristi deve fondarsi solo sulla fede, sulla preghiera e sui sacramenti. Mi rendo conto che solo così posso assolvere alla mia missione: fidandomi di Dio sempre come dice quel bel canto: «Tutto è primavera se tu sai fidarti di Lui»: una conferma di doversi fidare sempre, continuamente, in tutte le cose. Fidandoci di Lui, di questo Dio che è più intimo a noi di noi stessi, noi faremo prodigi (salmo 107, 14). Da tutti i nostri cuori possa sgorgare un inno perenne di lode e di ringraziamento, che accrescerà sempre più ciò che già è stato iniziato nella nostra vita.
Siamo sempre pronti a ringraziare il Signore per le meraviglie che compie nella vita dei suoi figli, sicuri che il fuoco del Suo amore sta trasformando sempre di più quest'umanità, anche se molti possono essere i segni contrari. Dopo aver fatto molte volte l'esperienza personale del Suo amore e della Sua misericordia è più facile sperare in Lui, anche quando le contraddizioni umane sembrano avere il sopravvento e la logica degli uomini e delle cose, da loro provocate, non è quella di Dio.
Domenica 28 febbraio 2021
© Riproduzione riservata
533 visualizzazioni