di Aldo Carpineti
Esiste della musica, anche fra quella moderna, che non ci stancheremmo mai di sentire. In questo novero metteremmo, senza alcuna esitazione, quella di Paolo Conte, avvocato e cantautore jazz astigiano che da circa 50 anni ci propone una produzione raffinata ed originalissima dapprima come semplice autore poi anche come interprete. Conte si rivolge ad un pubblico che ami il suo genere che definiremmo confidenziale e sussurrato dal punto di vista del testo, ma che appare coinvolgente al massimo, a volte addirittura travolgente nella musica e negli arrangiamenti.
Noi genovesi siamo particolarmente attaccati ad una sua canzone, Genova per noi, un inno, un emblema degli abitatori del basso Piemonte che scendono al mare, cantata in diversi momenti dallo stesso Conte e da Bruno Lauzi che della canzone stessa fece una interpretazione memorabile.
Una proposta musicale, quella di Paolo Conte, che è piaciuta enormemente al pubblico francese, per quanto Conte non sia tenero nei confonti dei transalpini e li citi nei suoi testi più di una volta con chiara allusione ironica ed in qualche caso addirittura beffarda; è il caso della simpaticisima Bartali, ed anche del pezzo, Diavolo Rosso, straordinario, che vorremmo proporvi qui in una versione che dura una decina di minuti e che appare coinvolgente al massimo nell'alternarsi alla ribalta di diversi strumenti musicali tenuti insieme da una chitarra che definiremmo eroica, per la sua assiduità, per la sua onnipresenza e la insistenza del suo presentarsi.
Diavolo Rosso è un piccolo grande capolavoro che risale al 1986 e che Paolo Conte ci regala in una propria maturità musicale capace di risultati straordinari.
Mercoledì 6 maggio 2020
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