di Aldo Carpineti
Pigiamino racconta:
Genova con i suoi molti artisti, i suoi tanti bravi musicisti, i cantautori più genuini ed ispirati è sempre stata un po all’avanguardia, ha precorso i tempi. Sarà l’aria di mare, il clima mite, qualcosa che aleggia un po nell’aria, appunto, ma favoriscono l’estro, il talento che, prepotente, prima o poi, viene fuori, nonostante tutte le avversità, lo spazio un po angusto in cui muoversi.
La passione, chi ce l’ha ce l’ha, e non c’è verso di tenerla a freno. E non è detto che tutti arrivino a Sanremo, ma possono pur sempre dire di essere arrivati a San Romolo, l’altro Festival, organizzato negli anni 80 da Il Club, un caratteristico locale che si trovava al primo piano del palazzo dell’Enel (l’allora gestore unico della luce) in salita Santa Caterina, subito prima degli uffici attinenti. I soci fondatori del locale avevano persino il coraggio di tenere il loro Festival in contemporanea di quello vero, verso la fine di febbraio.
Qui, con una dura selezione, si esibivano ragazzi, ragazze, singoli o gruppi, con tanto di accompagnamento dal vivo o con l’aiuto della base. Il playback assolutamente vietato. La giuria era composta dal pubblico in sala e chi si portava un bel po di amici partiva avvantaggiato.
Io ho partecipato a due edizioni, due volte, a modo mio, cioè alla meno peggio, cercando, soprattutto, di evitare la figuraccia. La prima volta però mi hanno eliminato subito e ci sono rimasto piuttosto male; la seconda ho raggiunto, non so nemmeno io come, la finale e sono perfino arrivato quarto, con una canzone che, in quel momento, era abbastanza azzeccata: Non farlo più Zurbriggen, dedicata ad Alberto Tomba che, proprio in quei giorni, contendeva le medaglie d’oro ai mondiali di sci di Calgary al suo non da poco rivale di allora, per l’appunto Pirmin Zurbriggen.
Non so neppure io come mi sia venuta l’idea, mai indossato un paio di scarponi, non parliamo neppure di andare sulla neve, seppure mi piaccia, più che altro vederla, in lontananza.
Fatto sta, però, che Tomba vinse quelle tanto agognate medaglie e la mia Canzone, no non è che sia diventata un classico, non esageriamo, però riecheggiò parecchio. La cosa non finì lì. Dopo il Festival di San Romolo inventarono anche la Lattugata, per Carnevale. Chi entrava nel locale, in quelle sere, si vedeva consegnare in mano una lattuga da lanciare (che spreco... !) a chi si presentava per cantare, ballare, recitare, fare cabaret o proporre qualunque altra forma di spettacolo. Ricordo molti maghi, prestigiatori. Una corrida, un po tutti alla sbaraglio. Chi stonava, chi annoiava si vedeva bersagliato da un nutrito lancio di lattughe. Poiché la tentazione del lancio era troppo forte, esibirsi era veramente a rischio, anche per i più bravi.
Per fortuna ora le cose sono un po cambiate e c’è un po più di rispetto per gli artisti. Anche i proprietari, i gestori, dei vari locali sanno ormai contemperare i gusti del pubblico con le capacità degli artisti che si esibiscono, mettendoci un po l’anima ed il cuore, nei loro locali. Forse c’è ancora molto da fare ma… Thatt’s Entartainment (questo è lo spettacolo). Io ho cercato di tratteggiare, qui, una parte genovese e poco nota.
Pigiamino, continua
Lunedì 26 ottobre 2015
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