di Aldo Carpineti
La sacertà come separazione, nella accezione che è del filosofo e psicanalista Umberto Galimberti. La morte che separa un mondo dall’altro, senza possibilità di comunicazione e di interazione.
Questa pare l’espressione del dipinto che raffigura una donna, forse madre, di fronte ad un corpo inanimato, e spogliato delle vesti come Gesù deposto.
Claudio Zunino si interroga su questa scena che egli stesso immagina e produce e non ne trae risposta. Proposta senza richiesta di spiegazione, sullo sfondo figure in assetto da difesa, caschi e scudi protettivi.
Coreografia moderna e coreografia passata alla storia si mescolano e rappresentano un unico interrogativo. La morte che, dicendola col Manzoni, tutto e tutti livella, è eguale a sempre, oggi e ieri, della morte e del lutto nulla è cambiato nei secoli e nei millenni.
Ogni cosa poi si rimanda al culto per chi fa della sacertà entità superiore alla separazione del concetto di Galimberti. E attraverso il culto si immaginano nessi e comunioni fra il mondo dei morti e quello dei vivi. Perché il defunto non resti soltanto nel ricordo, ma anche, intenzionalmente, possa quasi rimaterializzarsi su questa terra.
Domenica 22 luglio 2018
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