di Aldo Carpineti
Era un rito ormai puntuale, verso le prime ore di luce del giorno, in qualsiasi stagione. Una abitudinarietà un po stravagante perché pochi sono quelli che si mettono a camminare a quell'ora. Scarsi infatti gli incontri, immancabile però quello con Maurizio, professore di chimica in pensione, sulla sua sgangherata bici. Vestito di bianco per non farsi investire dalle macchine in transito. Su e giù tra Manin e la Spianata, ogni mattina non so quante volte.
La focaccia da Luca, il primo bar ad aprire, l'incontro con i più solleciti ad alzarsi, gli operatori dell'Amiu, gli addetti della Carrefour, la Franca... una anziana signora ineffabile e insostituibile, con la sua sigarettina del mattino ed il suo giornale da sfogliare.
Così si apriva ogni giornata in modo né brillante né noioso, certo assai caratteristico per umanità e per ambiente. Da Luca, se prendevo il caffè o il cappucino andava bene, se prendevo tutti e due qualcuno mormorava o addirittura mi trovava a dire... caffè e cappuccino uno dopo l'altro, davvero una esagerazione... C'era anche Simon cane giovincello ma di grossa taglia, di espressione furba, con il padrone, sollecito sempre a rivolgergli frasi affettuose.
Sguardo sulla città dal belvedere di Castelletto, Palazzo Bianco e Palazzo Rosso lì sotto, i grattacieli di piazza Dante e quello ex Sip oggi abitato da Confindustria Genova, la Lanterna in lontananza con il suo fascio di luce intermittente, un'occhiata al porto a rendersi conto se ci fossero navi crociera, spettacolo nello spettacolo.
E poi di nuovo verso Manin se del caso con qualche cosa di acquistato alla Carrefour, da mangiare e da bere durante la giornata. Passando davanti al chiosco di Gianni, almeno un altro caffè, a volte persino brioche con la marme o la crema. A volte c'era Angelo, suocero di Gianni, che rompeva un po i coglioni, ma non bisognava farci caso. Un saluto festoso invece se c'era la cara Deborah, titolare graziosissima del piccolo locale.
Poteva capitare che nel frattempo passasse di lì il Pria, di solito con Angela, sua moglie. Sempre di fretta, bisognava correre da Filippo, il nipotino, neanche il tempo mai per condividere un caffé.
Se si voleva concludere alla grande, valeva la pena di passare anche dal Caffè Armellini, o da Bertoli o da Michelangelo. Tutti posti dove i gestori sono dei boss e, nel bene e nel male, rappresentano fulcri per la comunità locale. La gastronomia di Attilio e Franca infine, tra Manin e la scalinata per via Cesare Cabella, se per mezzogiorno si voleva sgranocchiare qualcosa di speciale. Quando capitava, poi i supermercati, la Doro con i suoi ragazzotti casinisti alle casse o la Coop dello Zerbino, preferibile perché invece dei ragazzotti c'erano le ragazze e perché lo yogurt intero costa molto meno.
Un mondo, un piccolo grande mondo... ognuno con i suoi problemi, le sue incazzature, i suoi motivi per continuare a vivere nonostante il covid, l'aumento del prezzo del gas, il padrone di casa esoso.
Un mondo che oggi, a Viareggio, rappresenta un ricordo, con le sue luci e le sue ombre... Luci ed ombre, del resto, anche qui in Versilia... tutto il mondo è paese. Quel che conta è svegliarsi al mattino con la voglia di rimettersi a camminare. Più o meno lesti, l'importante è camminare.
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Domenica 25 settembre 2022
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