di Francesca Camponero
Certamente anche l’appuntamento della lezione spettacolo su Raffaello, tenuta da Vittorio Sgarbi al Politeama Genovese si è rivelata una grande occasione per contemplare il bello, il sublime che, come lui stesso afferma di continuo, solo l’arte può restituire. La competenza e le doti di critico d’arte sono indiscusse e ieri si sono ampiamente riconfermate.
Sgarbi non ha trascurato nessun aspetto del percorso artistico di Raffaello, ma anche della sua vita privata, a partire dal confronto con le opere del padre Giovanni Santi che era sì un pittore mediocre, ma ha avuto la grande intuizione di capire le grandi doti che invece possedeva suo figlio, e per questo lo ha affidato alla guida del Peugino.
La pittura sacra comprende senza dubbio la maggior parte dei lavori di Raffaello, tante sono le Madonne ritratte, ma pur essendo numerose, presentano tutte variazioni originali. Il grande pittore non si ripete mai, non crea archetipi, inventa sempre un modello nuovo rispettando nel contempo tutte le norme della bellezza ideale, dell’equilibrio, dell’armonia che lo hanno reso unico. Sgarbi sottolinea tutto questo ed evidenzia anche le grandi capacità di Raffaello nella ritrattistica compiuta nel periodo fiorentino e fa scorrere al video le immagini dei numerosi ritratti dipinti: dal suo autoritratto (1506) a quello di Giulio II (1511) e Baldassare Castiglione (1514-1515) e della moglie.
I commenti del critico ferrarese sono sempre precisi, puntuali, mai banali e per questo coinvolgono il pubblico in sala, ma quello che non è sempre vincente è che troppo spesso le sue intromissioni esulano dall'argomento artistico per andare a sforare dove non devono e se i suoi interventi estemporanei e politicamente scorretti possono anche essere simpatici quando rivolti agli artisti del passato, quando riguardano personaggi della politica odierna, non sempre trovano il consenso da lui sperato. Ed è quanto accaduto ieri sera. Erano già le 23,30 passate quando a Sgarbi è venuta la bella idea di menzionare Salvini, la sua ostentazione del Crocifisso e la sua libertà nel poter suonare campanelli. Beh, certamente non poteva sperare che in una platea formata da circa 1000 individui, non ci fosse qualcuno che invece non approvasse affatto il comportamento dell'ex ministro degli interni italiano!
Ed allora è scoppiato il putiferio: il critico d'arte se l'è presa con chi aveva dimostrato il disappunto per il suo infelice intervento, minacciando anche di andare via dal palcoscenico e non finire quindi la sua lezione show. Beh, a parte il fatto che queste sue performance, benchè interessantissime, sono esageratamente lunghe, certamente il suo "teatrino" non è piaciuto a molti che infatti hanno approfittato felicemente di lasciare la sala.
Caro Sgarbi, lasciamo la politica fuori dalla cultura. Grazie
Giovedì 30 gennaio 2020
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