di Aldo Carpineti
Un cambiamento di cultura, un cambiamento di pensiero. Questo è necessario per uscire fuori dalle sabbie mobili nelle quali l'Italia intera e la città di Genova si trovano invischiate.
Si tratta, in sostanza, di aver fiducia nell'uomo e nell'uomo italiano e genovese nello specifico.
Sappiamo dalle lezioni di psicologia che è resiliente chi riesce a trasformare in opportunità le esperienze più difficili. Perché non voler pensare che noi genovesi si possa essere ricchi di tale dote? forse non siamo mai usciti fuori da magagne e momenti bui? Le stesse ragioni dello star male vengono rivisitate e trasformate in occasioni di recupero così da far emergere motivi di crescita. Sono principi della psicologia individuale, ma chi dice che non possano essere applicati anche al collettivo?
E l'attuale momento storico, la nostra stessa quotidianità, come non mai si trova in siffatta realtà e risponde a questi requisiti.
Certo il nostro modo di vivere tradizionale va rivisto: da quello attuale non ci possiamo aspettare altro che lacrime e sangue. Ma non vogliamo credere che sapremo inventare formule nuove rispetto agli schemi e agli scenari che oggi paiono immutabili e mummificati? Cambiando non le regole ma le modalità.
Trasformare il nostro modo di vivere è necessario. Noi non abbiamo formule precostituite da proporre. Mi riferisco comunque a nuove idee di relazioni e confronti sociali, a innovative metodologie di lavoro professionistico e di gruppo che permettano rinnovate presenze e diffusioni nel contesto locale e generale. Sono novità da elaborare insieme, e fare sì che siano le più fluide possibile.
Giovedì 16 agosto 2018
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