di Aldo Carpineti
Certo la situazione è seria e dobbiamo seguire alla lettera tutte le indicazioni che le autorità preposte a questi compiti ci danno. Il coronavirus non scherza.
Con tutto ciò credo che chi distribuisca bollettini e statistiche apocalittiche non faccia il bene della popolazione. Ripeto, dobbiamo prendere tutte le precauzioni del caso, è dovere nei confronti nostri e nei confronti degli altri, tuttavia va tenuto conto anche della condizione psicologica della gente. In una contingenza che rappresenta già di proprio una situazione pesante che è aggravata dal fatto che non sappiamo quando ne usciremo, diffondere notizie che riportano descrizioni catastrofiche non fa il bene di chi legge. Prostrare gli animi, che sono già a questo punto fortemente provati, non giova a nulla, anzi peggiora la situazione di molto.
Che ci si prenda ciascuno le proprie responsabilità è assolutamente giusto e doveroso, sminuire il pericolo è da irresponsabili, la percentuale dei colpiti è alta e il Servizio Sanitario Nazionale fa fatica a reggere la situazione; è vero, l'opera dei medici impegnati nella lotta contro il virus e di altre categorie ugualmente dedite è eroica. Però la situazione nazionale non è neanche quella che c'era durante la peste del '700, quando si vedevano morti ad ogni angolo delle strade.
C'è chi, appartenente a diverse categorie fa un quadro oltremodo fosco della situazione, assommando la nostra realtà sanitaria alla crisi economica che ne seguirà, alle condizioni ambientali ormai degradate irrimediabilmente, alla organizzazione del lavoro andata in pezzi.
Un momento! partiamo pure dalla organizzazione del lavoro, che è l'aspetto che più mi si confà. Vero che il trasferimento del lavoro a casa ha poco dello smartworking perché non ne ha le libertà: ci troviamo piuttosto di fronte ad un fenomeno di diffusione forzata dell'antico lavoro a domicilio con tutte le caratteristiche negative di esso. Ma se un bel momento usciremo da questa situazione di reclusione nelle nostre abitazioni, la realtà potrà offrirci una opportunità di riorganizzazione benefica del mondo del lavoro che, bene o male, fino a questo momento era rimasto improntato a criteri ispirati agli anni '50, '60, '70. Criteri rigidi e poco funzionali, ormai, dal momento che i continui cambiamenti della scena industriale e di erogazione dei servizi presuppongono una agilità e una capacità di adattarsi ai mutamenti sempre più spinta.
Ebbene, passata la buriana (ma dobbiamo pensarci già ora) tutte le forze che sono presenti nel mondo del lavoro dovranno attivarsi intelligentemente per realizzare una nuova organizzazione del lavoro. A partire dai legislatori, alle parti sociali, ai soggetti primi di questo mondo e cioè imprenditori e lavoratori, ed anche gli studiosi e teorici della materia che di essa fanno quotidiana letteratura. Tutti dovremo fare la nostra parte. Personalmente prevedo che dopo questo periodo ogni realtà imprenditoriale assumerà un modello proprio che deriverà dalla propria storia, dalle proprie persone, dall'ambiente. Per una parte ci potranno essere piccoli mutamenti per un'altra, soprattutto nell'ambito piccole-medie imprese, il cambiamento potrà diventare addirittura una costante, in altre parole non si raggiungerà più una organizzazione stabile e definitiva.
Tutto sta ad indirizzare intelligentemente queste tendenze e queste forze. Credo che se in tempi sufficientemente brevi si avranno modifiche appropriate della organizzazione del lavoro l'economia stessa del paese ne trarrà conseguenti ed immediati benefici. E così potremo mettere le basi per scongiurare quella crisi economica che tanti oramai paventano con toni addiritura lugubri. Un mondo del lavoro organizzato secondo criteri sani e rispondenti alle attuali esigenze è l'atto preliminare al buon funzionamento dell'economia nazionale. Quando questi due cardini saranno assestati gli altri aspetti generali o particolari del vivere in collettività potranno avere di conseguenza le più lucide soluzioni.
Tornando a bomba, cioè al discorso del vedere questa situazione offuscata dalle tenebre, ci andrei piano. Primo perché ancora non è vero, secondo perché nella stessa situazione ci sono i semi per venirne fuori meglio di prima. Ma questo risultato difficilmente si potrà perseguire se non avremo un animo sufficientemente sereno e improntato ad un ragionevole ottimismo. Per questi motivi credo che la gente non vada ulteriormente spaventata ma, se mai, sostenuta in tutte le iniziative e le idee che possono conservare il morale il più possibile lieve.
Mercoledì 18 marzo 2020
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