di Aldo Carpineti
Siamo dell’idea che esprimere sentimenti sia una forza e non una debolezza. Non invidiamo le persone rigide, apparentemente libere da emozioni, che non trasmettono agli altri i propri stati d’animo. Coerentemente con questa convinzione, anche sulle pagine di questa testata descriviamo spesso le pulsioni proprie delle coscienze e dell’intimo sentire. Riteniamo che questi argomenti se trattati in modo né lezioso né petulante e nemmeno offensivo per le sensibilità possano essere materia di informazione e di confronto così come ogni altro oggetto. Ovvio che il discorso, in questi casi, possa cadere nell’autobiografico; in altre parole che si possa parlare di ciò che appartiene a chi scrive prima ancora che agli altri. Se così non fosse queste considerazioni non potrebbero neppure essere formulate.
Con tutto ciò siamo spesso portati a riscontrare che del nostro discorrere su questi temi si dia una interpretazione frettolosamente tranciante e personale, e di conseguenza erronea e fasulla. L’animo umano è un insieme di proposte che si manifestano ora in un modo ora in un altro e pretendere di dare la prevalenza a questa o a quella espressione momentanea non può essere in assoluto una buona soluzione. A volte quando si disserta, soprattutto per iscritto, di questi aspetti della mente si fanno necessariamente descrizioni parziali, come capita del resto per ogni altra realtà descrivibile, perché non è data la possibilità di trattare di tutto contemporaneamente e gli argomenti vanno scelti di volta in volta cogliendo solamente delle parti e non il tutto.
Erroneo e pretestuoso è, dunque, interpretare nel senso che l’argomento nel momento descritto sia quello che in qualche modo superi le altre inclinazioni che vengono temporaneamente lasciate da parte, proprio perché tutte le cose possono soltanto essere descritte una per volta e dare spazio ad una comporta sempre tralasciare momentaneamente l’altra.
Peggio ancora è poi, dopo aver letto, dirigere i comportamenti propri ed altrui in funzione di quello che di volta in volta compare come l’atteggiamento mentale eminente. Se Einstein non fosse esistito forse non conosceremmo la teoria della relatività, ma la relatività esisterebbe ugualmente e tutti noi dovremmo comunque tenerne conto nelle nostre scelte comportamentali, soprattutto quelle che incidono sugli status altrui.
Venerdì 8 febbraio 2019
© Riproduzione riservata
519 visualizzazioni