di Francesca Camponero
Si è riempita velocemente la platea dell'Auditorium di Palazzo Rosso ieri pomeriggio per l'Assemblea Formazione sul Decreto Sicurezza organizzata da Genovasolidale, CGIL - Camera del Lavoro di Genova, ANPI e C. Li C. I che prevedeva la presenza dell'Avvocato Ballerini con l'intervento di punta.
La Ballerini, infatti, come ogni avvocato che sa fare bene il suo mestiere, si è portata l'asso nella manica per la sua "arringa": il giovane nigeriano Samuel che, arrivato due anni fa in Italia dopo terribili vicissitudini, adesso rischia di dover tornare al suo paese martoriato dalle guerre civili e dove ha il padre prigioniero.
Dopo l'intervento di apertura ad opera di Ivano Bosco della Camera del Lavoro di Genova, è stato proprio Samuel ha raccontare al pubblico la sua esperienza che è quella di tutti coloro che, come lui, si partono dal proprio paese alla ricerca di una vita migliore. Mesi in viaggio nel deserto, per finire altri mesi dentro un lager in Libia e poi la traversata in barcone dove si è salavato per miracolo, mentre vedeva morire i suoi compagni di viaggio affogati al rovesciamento del barcone. Un'esperienza che ha poco a che vedere con la "pacchia" declamata da Salvini. Un'esperienza che difficilmente si dimentica e che lascerà dei segni indelebili in chi l'ha vissuta.
"Per Samuel ci sarebbe la protezione umanitaria - ha detto l'Avvocato Ballerini - ma ora non più. Pensate che la Nigeria risulta un paese "sicuro" e quelli come Samuel che vengono dalla Nigeria sono considerati "migranti economici" perchè non c'è una guerra riconosciuta. Il decreto rimanda indietro le persone che provengono da questi "paesi sicuri"e chi proviene da lì deve dimostrare che questi paesi NON sono sicuri per niente.
Quando i profighi sbarcano sui nostri lidi non trovano pronti i moduli C3 (quelli per richiedere asilo) perchè non ci sono. Roba da non credere! E tenete presente che se queste persone sono sprovviste di documenti di riconoscimento è perchè spesso partono giovanissimi dai loro paesi e quindi ancora privi di carta d'identità. A questo punto gli "irregolari" possono essere detenuti per ben 180 giorni (prima erano 90) nel Cpr dove possono finire tutti coloro che non hanno permesso di soggiorno. Questa è una PRIVAZIONE DELLA LIBERTà PERSONALE non per qualcosa che si è fatto, ma per quello che si è. Basta un insulto a pubblico ufficiale o un furto anche di una mela (che facilmente diventa aggravato) per revocare ad un rifugiato il permesso di soggiorno ed essere rimandato al paese di provenienza. Come basta avere fra i propri libri il Corano per essere sospettato e quindi avere la revoca della cittadinanza per reati legati al terrorismo.
Quindi diventa sempre più difficile per un immigrato diventare residente in Italia, perchè deve dimostrare molte cose, oltre a dover pagare anche 250 E (prima erano 200). Ma ricordiamo che la residenza NON si dà per titoli, quindi come si può vietare di dare la residenza a chi fa richiesta di diritto di asilo? Per questo il sindaco di Palermo non è un disobbediente, ma obbedisce alla Costituzione"
In chiusura del suo intervento l'avvocato genovese specializzata in diritti umani e immigrazione ha invitato i presenti a leggere l'art. 10 della Costituzione italiana e se davvero tutti seguissero questo consiglio capirebbero meglio le contraddizioni all'interno di un decreto che va sommarsi a quelli che riguardano le competenze regionali in materia di sanità e politiche sociali e che manda a gambe all’aria tutto il lavoro fatto sull’immigrazione in questi anni, rendendo inutili gli investimenti messi in campo da varie regioni italiane .
Giovedì 17 gennaio 2019
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