di Aldo Carpineti
Sto leggendo Wodehouse, un brillante scrittore del novecento dotato di un raffinato humor tutto britannico. Non è Dante Alighieri, beninteso, ma neanche gli si richiede. Ognuno fa la propria parte nel modo che meglio sa, e Wodehouse la fa egregiamente.
Offre momenti di rilassato divertimento. A volte mi sorprendo a ridere sonoramente sulle sue pagine, un effetto che non è da tutti saper procurare.
Wodehouse ha personaggi fissi. Un nobilotto inglese e l'ineffabile Jeeves, il suo maggiordomo. Al nobilotto ne capitano di tutte... ma proprio di tutte. E Jeeves, ogni volta, gli risolve la situazione, con la sua impeccabile flemma; spesso ancor prima che il problema sia diventato eclatante.
Un breve brano dei suoi, recito a memoria, potrebbe non essere fedelissimo al testo, ma il concetto c'é: Le città, le grandi città - dice attraverso la voce di uno dei suoi personaggi - sono piene di tentazioni, e che cosa ci starebbero a fare le tentazioni se non per cedere... se non si cede, poi, magari ci rimangono male...
Ossevazione ineccepibile soprattutto la posso constatare e confermare vivendo dove attualmente vivo, un paese dei balocchi che può persino fare a meno di Lucignolo. Ma tuttto il mondo è paese, non è indispensabile abitare in Versilia per incontrare ad ogni angolo occasioni di curiosa scoperta.
Wodehouse, pur avendo scritto i suoi libri diversi decenni or sono, è sempre di una attualità e universalità incredibili.
Sabato 13 agosto 2022
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