di Aldo Carpineti
A volte tornare sui propri passi può far bene. Anche ai passi che sono stati i primi del proprio cammino. Come chi scrive un testo e per riprendere spunto e riproporre vigore successivo alla propria esposizione rilegge quanto già abbia scritto, rivedendone le prime righe.
Le origini, le radici hanno sempre un senso soprattutto quando siano state vissute con intensità di significati e ricchezza di contenuti. Senza contare che quanto trascorso da giovanissimi rimane impresso nella nostra memoria in forme indelebili e tali da dare impronta a tutto quanto viene dopo.
La vita poi fa in modo che diverse possano essere le strade, in diversi momenti, alla presenza di diversi stati d’animo, circostanze ed ambienti. Le tappe del vivere possono essere anche poco omogenee come contenuti ed intenti applicati; ogni periodo può avere una storia a sé, in particolare quando sia trascorso un considerevole numero di primavere, e di ogni altra stagione.
Si possono anche vivere più vite in una stessa vita, con spostamenti nelle persone frequentate nelle zone geografiche conosciute, persino negli affetti di volta in volta rappresentati.
Personalmente non credo sia necessario dare alla vita una completa unicità razionale; i motivi che ci muovono possono essere diversi da una volta all’altra, rivolti ad oggetti che si riconoscono come cambiati, per quanto riguarda il passato e, guardando al futuro, ancora non del tutto immaginabili. La vita non smette mai di rivelarci sorprese ed andare avanti significa affrontare quanto avverrà con lo spirito del pioniere, a settanta anni come a venticinque.
Anzi, esperienziare la vita in ogni suo momento rappresenta il modo più pregnante di stare al mondo. Soffermarsi più del dovuto su traguardi raggiunti non corrisponde alla natura umana che conserva in sé, sempre, qualcosa dello spirito di Ulisse. Conoscere, affrontare l’esistenza con rinnovata curiosità e disponibilità al nuovo rappresentano i migliori atteggiamenti nella prospettiva di una realtà che ci possa appagare qualsiasi sia la nostra età anagrafica.
Certo, ad un determinato momento, si intravvede anche quello che può essere l’ordine comune che è denominatore delle nostre azioni e dei nostri risultati; raggiunta la necessaria consapevolezza del senso che si può dare a sé, i successivi indirizzi trovano in esso una propria giustificazione e riconoscimento. In ciò risiede il valore della nostra maturità. E tuttavia maturità sia quando conserveremo ancora in noi sufficiente estro, fantasia ed inventiva da evitare di segnare il passo sul più improduttivo deja vu.
Vivere per vivere era il titolo di un bellissimo film francese interpretato magistralmente da Yves Montand e Annie Girardot. Se ognuno saprà cogliere i propri significati giusti in termini di umanità reale da questo modo di soggiornare nel mondo ed in ogni contesto, il procedere ci parrà avere una ragione, un immancabile conforto ed anche le indispensabili frequenti conferme.
Venerdì 15 maggio 2020
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