Mutius Emmanuel Vultrensis 4^ parte

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Genova | Storia e Cultura

Mutius Emmanuel Vultrensis 4^ parte

4^ parte. Mutius Emmanuel Vultrensis L'uomo e l'artista nel suo tempo

di Maria Augusta Carpineti, Enrico Franceschi, Franca Maria Franceschi, Giulietta Riva

1798. Tempietto con una scena di sacrificio: particolare degli offerenti
1798. Tempietto con una scena di sacrificio: particolare degli offerenti

IV L’artista

E

saminiamo la produzione artistica di Emanuele Muzio. Sono noti gli interventi pittorici nella Chiesa di S. Erasmo e in quella di S. Ambrogio a Voltri [1], chiesa parrocchiale della famiglia. L’inizio della sua attività lo vede a fianco di Giuseppe Canepa[2], pittore già affermato, anch’esso voltrese e di Francesco Monteverde (1765- ~1815). Riportiamo quanto annotato dal Cabella [3]:

Emanuele Muzio e Francesco Monteverde ambedue voltresi furono discepoli del Canepa e lo coadiuvarono negli affreschi di S. Ambrogio [4]. Nel 1805 il primo, per L. 300, si obbligava a ristorare le pitture del coro di S. Erasmo quasi affatto rovinate dall’umidità. L’anno seguente dipinse i festoni di fiori sul pilone di fronte al pulpito, che era stato deturpato dal fulmine. Nel 1807 riparò l’ancona di S. Gio. Battista lacerata da caduta di scala e dipinse la tenda dell’organo. Nel mese di Aprile fu ristorata la cappella delle Anime, ed egli per ritoccare le parti lese degli affreschi ebbe L. 74. (Arch. Parrocch.).

Questo è quanto scrive di lui il Cabella, riprendendo le succinte notizie riportate dall’Alizeri su Notizie di Professori del Disegno in Liguria dalla fondazione dell’Accademia, parlando del pittore voltrese Giuseppe Canepa (1721-1800):

Di cose ad olio è unico un quadro con l’episodio di Tancredi e Clorinda esistente in Voltri non so presso chi né in qual luogo e a quel che si dice propagato per copie da due scolari ch’egli ebbe devotissimi, per ristoro alla malvolenza dei figli. Furon questi un Francesco Monteverde e un Emanuele Muzio voltresi ambidue e quel che accertano le tradizioni compagni al maestro già vecchio negli affreschi di S. Ambrogio.

E prosegue dicendo Taluno mi accuserà di seguire cose minime,….

No, non crediamo si tratti di cose minime e cercheremo di provarlo.

In questo periodo nell’ambiente artistico ligure prevalse la scuola romana, ed i genovesi si divisero tra lo stile del Maratta e quello del Cortona.[5] 

Nella sua produzione pittorica, il nostro Artista prese ispirazione dalle opere sia dell’uno che dell’altro di questi pittori. A parte gli affreschi, i lavori giunti sino a noi sono disegni in parte acquerellati, del tutto inediti, appartenenti a collezioni private recentemente «riscoperte».

L’intento di dare un contributo alla conoscenza della pittura ligure tra la fine del ‘700 e gli inizi dell’800 ci ha spinto a rendere pubblica l’opera di questo artista.

Il nostro lavoro è risultato facilitato per il fatto che la produzione giunta sino a noi è tratta generalmente da opere di pittori del ‘500-‘600, sia italiani che stranieri (in questo il nostro artista si rivela piuttosto che un mediocre pittore un grande interprete dell’opera pittorica di altri, che seppe riprodurre con una incisività e una sobrietà uniche, ma nel contempo con una singolare efficacia); i disegni sono praticamente tutti datati e firmati e recano sia l’indicazione della provenienza del dipinto originale da cui sono stati tratti, sia il nome del pittore, incisore od inventore.

Dobbiamo ritenere che Emanuele Muzio avesse prodotto le sue opere principalmente per diletto e che, quindi, queste siano rimaste confinate ad un ristretto ambito familiare.

L’esame delle date di produzione ci permette di individuare con precisione il periodo di più intensa attività pittorica del nostro artista, che comprende un arco di 17 anni: dal 1795 al 1812. Inizia la sua opera ventiquattrenne e termina all’età di 41 anni, in coincidenza, probabilmente, del matrimonio con la Contadina. Questo incontro segnò tutta la sua vita e lo portò ad impegnarsi totalmente nella gestione delle attività familiari e domestiche.


[1] Emanuele Muzio insieme a Francesco Monteverde, entrambi allievi di Canepa, aiutarono quest’ultimo negli affreschi di S. Ambrogio. da Notizie dei Professori del Disegno in Liguria di Federico Alizeri (1864).

[2] Giuseppe Canepa, Voltri (1721-1800), frescante e decoratore. Lavori degni di nota: Cappelletta dell’Acquasanta, sala-teatro della Villa Brignole e decorazioni nella sala da pranzo, Cappella di S. Carlo e Chiesa di S. Ambrogio e a Genova la Cappella di S. Bonaventura all’Annunziata.

[3] Sac.G.B.Cabella in Pagine Voltresi, Genova Tipografia della Gioventù, 1908, pag. 234. Vedi anche nota 10.

[4] Gli affreschi sono stati effettuati intorno al 1785: Canepa era dunque più che sessantenne, mentre Muzio era allora quattordicenne e Monteverde appena ventenne.

[5] Descrizione di Genova e del Genovesato, volume III, pag. 55, Genova, Tipografia Ferrando, 1846.

Mercoledì 2 dicembre 2020

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