di Aldo Carpineti
Alla ribalta internazionale alle Olimpiadi di Roma (1960) vinse l’oro sorprendendo il mondo intero per la sua scherma elegante ed il suo gioco di gambe mai visto in un pugile del suo peso.
Più tardi nel corso della sua lunga carriera incontrò tutti i pugili più forti in circolazione battendo per primo quel Sonny Liston che sembrava invincibile. Lo tenne a distanza con un braccio costantemente teso verso il suo volto che innervosì il campione in carica e lo demolì pungendolo come un’ape fino al ko in 7 riprese.
Successivamente anche Foreman dovette cedere sotto i suoi colpi.
Una sola sconfitta, quella contro l’assatanato Joe Frazier che peraltro pagò a caro prezzo la propria vittoria perché dopo quel match non salì più sul ring. Poco più tardi Cassius Clay riconquistò la corona dei Massimi.
Rimarrà nella storia come una delle più grandi figure dello sport moderno, al di là dell’interpretazione che si voglia dare al rifiuto della partenza per il Vietnam e alla sua conversione all’islamismo.
La sua malattia (un tremendo parkinson forse accelerato dai colpi ricevuti sul ring) ne ha fatto un mito ancor più leggendario ed irraggiungibile.
Rappresenta, in ogni caso, uno degli esempi più eclatanti fra i personaggi che hanno conquistato la notorietà nell’epoca contemporanea, non solo in ambito sportivo.
Domenica 5 giugno 2016
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